Stevens, Wallace
Indicepoeta statunitense (Reading, Pennsylvania, 1879-Hartford, Connecticut, 1955). Educato a Harvard e alla New York University Law School, esercitò per alcuni anni l'avvocatura a New York e nel 1916 si trasferì a Hartford, dove lavorò per tutto il resto della sua vita presso una compagnia di assicurazioni. Artista serio e meticoloso, cosciente della sua vocazione e alieno da ogni forma di esibizionismo personale, attese, prima di dare alle stampe i suoi versi, di aver raggiunto la piena maturità. La sua prima raccolta, Harmonium, apparsa nel 1923 include, oltre ad alcune poesie degli anni newyorchesi, composizioni tra le migliori del poeta, che dimostra di avere assimilato, in modo molto attento e originale, gli influssi di C. Baudelaire, J. Laforgue, E. Corbière e altri simbolisti francesi. Caratterizzata fin da questa prima opera da maestria tecnica, consapevolezza di effetti ironici, dosaggio sottile ed elegante di valori musicali e predisposizione per l'immagine concreta e ricca di colori, quella di Stevens è rimasta sempre una poesia difficile, oggetto spesso di giudizi controversi, ma indubbiamente una delle più valide e importanti di tutta la letteratura americana del Novecento. È stata anche premiata più volte, ricevendo, tra gli altri, il premio Bollingen nel 1950 e il Pulitzer nel 1955. Specialmente nei volumi Ideas of Order (1935; Principi di ordine), Owl's Clover (1936; Il trifoglio del gufo) e The Man with the Blue Guitar (1937; L'uomo dalla chitarra blu), che rappresentano la parte centrale della sua produzione, ma anche nelle raccolte successive, come Parts of the World (1942; Frammenti del mondo) e Notes toward a Supreme Fiction (1942; Note per una finzione suprema), il suo interesse primario è stato l'esplorazione dei rapporti tra la realtà e l'illusione e tra la realtà dell'immaginazione e quella dell'esperienza. In tale ricerca, condotta con un mirabile equilibrio tra il concreto e l'astratto che soltanto in The Auroras of Autumn (1950; Aurore d'autunno) si altera per un certo prevalere dell'elemento speculativo, l'immaginazione è vista come un “angelo necessario” capace di fornire all'uomo contemporaneo, attraverso le “finzioni supreme” della poesia, quei principi e valori che egli ha altrimenti perduto. Di tali idee Stevens diede esposizione sistematica nel volume The Necessary Angel: Essays on Reality and the Imagination (1951; L'angelo necessario: saggi sulla realtà e l'immaginazione), che costituisce, assieme ai saggi contenuti in Opus Posthumous (postumo, 1957), la totalità della sua produzione in prosa.
Bibliografia
H. W. Wells, Introduction to W. Stevens, Indiana, 1964; F. Doggett, Steven's Poetry of Thought, Baltimora, 1966; F. S. Morse, W. Stevens: Poetry as Life, New York, 1970; A. W. Litz, Introspective Voyager: the Poetic Development of W. Stevens, Oxford, 1972; L. Beckett, W. Stevens, Cambridge, 1974; H. B. Murrel, An Introduction to Wallace Stevens, Baltimora, 1986.