derivato
Indiceagg. e sm. [sec. XIV; pp. di derivare].
1) Che proviene, che trae origine, che è causato da altro: un concetto derivato; di prodotto ricavato dalla trasformazione chimica di un altro; in linguistica, vocabolo che deriva da un altro vocabolo. In particolare, in botanica, di tessuti vegetali costituiti da residui di cellule morte, e più precisamente dalle loro pareti più o meno lignificate o suberificate. Sono tali, per esempio, i vasi legnosi, le sclereidi, il sughero, ecc.
2) In metrologia, grandezza derivata.
3) In topologia, il derivato di un sottoinsieme I di uno spazio topologico X è l'insieme costituito dai punti di accumulazione di I. Se l'insieme I coincide con il suo derivato, si dice perfetto. L'insieme I contiene il suo derivato se e solo se è chiuso.
4) In algebra, si dice derivato primo di un gruppo G il sottogruppo D₁ generato dai commutatori di G. Il sottogruppo D₂ di D₁ generato dai commutatori di D₁ si dice derivato secondo di G. Procedendo in questo modo si definisce il derivato terzo e così via. Si ottiene così una serie di sottogruppi di G, ognuno dei quali è sottogruppo del gruppo che lo precede:
Essa è detta serie o catena derivata del gruppo G. Se esiste un numero n tale che Dn coincida con il gruppo formato dal solo elemento neutro, il gruppo G si dice risolubile.
5) Nel lessico economico, termine che viene usato generalmente al plurale, per indicare strumenti finanziari il cui valore è determinato in base a quello di altri titoli scambiati sul mercato. Tra gli strumenti derivati più diffusi vi sono i , contratti a termine con cui una parte si impegna a vendere un bene o un'attività finanziaria a una data definita e a un prezzo prefissato, le opzioni, costituite dal diritto di acquistare (call option) o di vendere (put option) una data quantità di un'attività finanziaria a un prezzo stabilito entro la scadenza prefissata, e infine gli , che prevedono lo scambio a termine di flussi di cassa tra due controparti, calcolati con modalità stabilite alla stipulazione del contratto, al fine di annullare il rischio connesso alle fluttuazioni dei tassi di interesse o di cambio.I derivati sono utilizzati per tre scopi principalmente: ridurre il rischio finanziario di un portafoglio (finalità di copertura): il soggetto acquista un titolo nella speranza che il suo valore aumenti, ma parallelamente acquista un derivato sullo stesso titolo che prevede il calo delle sue quotazioni, così, in entrambe le ipotesi il soggetto non perde; ottenere un profitto assumendo esposizioni di rischio (finalità speculativa); ottenere un profitto privo di rischio attraverso transazioni combinate sul derivato e sul sottostante per cogliere eventuali differenze di valorizzazione (finalità di arbitraggio).