mònitor o monitóre
Indicesm. [dall'inglese monitor, propr. monitore (sostantivo antico), consigliere].
Monitor di controllo in una sala di regia televisiva.
De Agostini Picture Library / G. Cigolini
1) In informatica, programma, detto anche supervisore, allocato nella memoria principale di un sistema di elaborazione, che provvede alla gestione dei compiti affidati all'elaboratore. È parte integrante del sistema operativo e, nei sistemi di elaborazione meno evoluti, coincide con questo.
2) Ricevitore televisivo caratterizzato da buona qualità di riproduzione e affidabilità di funzionamento usato per controllare in modo continuativo le trasmissioni dei programmi televisivi. I monitor vengono dislocati a tale scopo nei punti più importanti degli impianti di ripresa e di trasmissione televisiva così da permettere un intervento efficace e rapido nel caso che si verifichino inconvenienti nell'esercizio delle stazioni di diffusione.
3) Visualizzatore a tubo a raggi catodici simile a un televisore, ma privo dell'apparato di ricezione dei programmi televisivi e specificatamente studiato per la visualizzazione dei segnali di uscita di un elaboratore. Un monitor può essere monocromatico (per esempio: caratteri bianchi o verdi su sfondo nero) o a colori. Il monitor digitale converte in segnali analogici i segnali digitali provenienti da dispositivi standard: dall'adattatore allo schermo monocromatico (MDA), da quello grafico di colore (CGA: Color Graphics Adapter), da quello grafico migliorato (EGA: Enhanced Graphics Adapter), da quelli a matrice per grafica al video (VGA: Video Graphic Array; Super VGA). I monitor digitali sono veloci e forniscono immagini nitide e chiare, con lo svantaggio però di non poter visualizzare, come nei monitor analogici, colori continuamente variabili. I monitor digitali a colori vanno dai più semplici, che possono mostrare i colori in due modi (acceso e spento), a quelli con numerosi toni di colore (1 byte=256 toni).