precompressióne
IndiceLessico
sf. [sec. XX; pre-+compressione].
1) Tecnica usata per aumentare la resistenza delle strutture in cemento armato.
2) Stato in cui si trova ogni terreno per effetto di pressioni orizzontali di natura orogenetica, di forze verticali dovute al peso delle rocce sovrastanti e altre pressioni naturali. Quando l'equilibrio viene alterato in conseguenza di scavi minerari (camere, coltivazioni) si generano spinte per le quali il terreno tende a occupare il vuoto che è stato creato, spinte che devono essere contrastate dalle armature.
Edilizia
La precompressione, che dovrebbe definirsi più correttamente presollecitazione (in quanto induce effetti artificiali nella struttura prima del carico), è basata sulla resistenza del calcestruzzo a compressione e su quella, elevata, dell'acciaio a trazione; si realizza mediante la predisposizione e messa in trazione di cavi di acciaio all'interno del calcestruzzo, così da determinare su quest'ultimo una compressione corrispondente. Nonostante le prime ricerche sulla precompressione si possano far risalire alla fine del sec. XIX, solo di recente se ne sono avute applicazioni valide; da quando, cioè, l'industria è stata in grado di fornire acciai ad altissima resistenza, capaci di sopportare sollecitazioni tali da venire solo parzialmente annullate dalle inevitabili cadute di tensione che si possono verificare anche per effetto del ritiro e del fluage del conglomerato. I procedimenti pratici per realizzare la precompressione del cemento armato sono essenzialmente due: a cavi pre-tesi e a cavi post-tesi. Il sistema a cavi pre-tesi viene in genere impiegato per la realizzazione di piccoli elementi prefabbricati fuori-opera e consiste nel disporre i cavi nella cassaforma e nel metterli in trazione prima di effettuare il getto; avvenuta la presa, per l'aderenza tra acciaio e conglomerato, si determina su quest'ultimo una forte compressione. Nel sistema a cavi post-tesi, invece, sono delle guaine (all'interno delle quali si faranno poi scorrere i cavi) che vengono predisposte prima del getto nella cassaforma e, solo dopo l'indurimento del calcestruzzo, i cavi verranno messi in tensione e ancorati alle estremità. In questo secondo caso è possibile ristabilire un'aderenza a posteriori tra i due materiali mediante l'iniezione di malta di cemento nelle guaine, anche a proteggere i cavi dall'ossidazione. La posizione del cavo e l'entità della pre-sollecitazione (tiro), in relazione ai carichi previsti, sono determinanti per realizzare uno stato di precompressione efficace; l'elemento precompresso in opera si può infatti considerare come sottoposto a due stati di tensione: la compressione provocata dalla pre-tensione dei cavi e la trazione dovuta ai carichi (sia quelli esterni sia il peso proprio). Infatti la pre-tensione dei cavi determina uno stato di pressione eccentrica sulla sezione di calcestruzzo, stato che la sollecitazione di flessione (derivata dai carichi esterni) invertirà, riducendo (fino ad annullarla) la tensione di trazione; purché si sia opportunamente strutturata la sezione, disposti i cavi e calcolato il tiro. La tecnica della precompressione, aumentando la resistenza del cemento armato, ha consentito forti economie di materiale con conseguente riduzione del peso, e viene quindi impiegata per superare o coprire luci maggiori di quelle normalmente raggiungibili con le tecniche tradizionali; in particolare in grandi strutture come ponti (di Maracaibo, Venezuela, di R. Morandi), coperture (CNIT, Parigi 1958), nonché serbatoi (di Fedala, 1957, di E. Torroja) e a questi, in particolare, garantisce da sola tenuta e impermeabilità.