tartaruga
IndiceLessico
sf. [sec. XVI; prob. dal greco cristiano tartarûchos, propr., abitatore del Tartaro in quanto simbolo dello spirito del male].
1) Denominazione comune dei Rettili appartenenti all'ordine dei Testudinati, comprendente specie adatte alla vita acquatica (dette anche testuggini) o agli ambienti terricoli, diffuse in tutto il mondo nelle aree intertropicali e temperate. Anche se comunemente con il termine tartaruga si intendono sia i Testudinati strettamente acquatici sia quelli terrestri in effetti tale denominazione dovrebbe essere riservata, in senso stretto, solo ai Testudinati marini mentre per quelli terrestri o semiacquatici è preferibile utilizzare il generico nome di testuggine. Fig., come simbolo proverbiale di lentezza nel camminare o nell'agire: è una tartaruga, persona estremamente lenta; procedere a passo di tartaruga.
2) Nome con cui si designava popolarmente nel mondo antico la moneta d'argento di Egina, caratterizzata al recto dal tipo della tartaruga, la cui coniazione iniziò alla fine del sec. VII a. C.
Tartaruga. Esemplare di Clemmys insculpta.
De Agostini Picture Library/Dani/Jeske
Tartaruga. Un esemplare delle isole Galápagos dove si trovano le specie di maggior mole.
De Agostini Picture Library/W. Buss
Tartaruga elefantina (Testudo elephantopus).
De Agostini Picture Library/F. Galardi
Tartaruga alligatore (Macrochelys temmincki).
De Agostini Picture Library/Dani/Jeske
Zoologia
La tartaruga caretta (Caretta caretta), della famiglia dei Cheloniidi, è la specie più comune nel Mediterraneo: la sua area di distribuzione comprende gran parte dei mari caldi e temperati del mondo. Lunga sino a ca. 130 cm, con uno scudo che può superare il metro, è caratterizzata da una grossa testa munita di rostro molto ricurvo e da zampe assai sviluppate, soprattutto il paio anteriore, che ne fanno un'abile nuotatrice capace anche di portarsi in mare aperto. La tartaruga caretta preferisce tuttavia frequentare le acque poco lontane dalla costa, dove trova in abbondanza le prede (pesci, crostacei, molluschi) di cui si nutre. Tipica è la sua abitudine di restarsene immobile in superficie, immersa in un sonno profondo. Le sue carni sono ricercate come pure quelle più delicate della tartaruga verde (Chelonia mydas), detta anche testuggine franca, che appartiene alla stessa famiglia. Questa si distingue per il grande carapace (lungo anche più di un metro) che negli adulti appare perfettamente liscio. La sua lunghezza totale supera il metro e mezzo, il peso i cinque quintali. Formidabile nuotatrice, vive nelle acque tropicali e subtropicali, ma fa comparse sporadiche nel Mediterraneo; si nutre di alghe marine. Per la riproduzione, si porta sulle spiagge sabbiose deponendo le uova in buche profonde ca. mezzo metro scavate ad alcune decine di metri dalla battigia. I piccoli che ne nascono (sino a trecento per ogni femmina) dopo circa due mesi di incubazione, fanno ritorno al mare. Un altro cheloniide è la tartaruga embricata (Eretmochelys imbricata), presente in tutti i mari: ha un carapace a forma di cuore le cui squame cornee si sovrappongono parzialmente e hanno un bel colore giallo con screziature nere. Viene cacciata attivamente perché il suo carapace è utilizzato per la produzione di oggetti artistici di particolare pregio. Legata agli ambienti di acqua dolce è invece la tartaruga palustre europea (Emys orbicularis), della famiglia dei Testudinidi, che si rinviene nelle zone paludose dell'Europa e dell'Asia centrale ed è presente un po' ovunque in Italia; di dimensioni assai modeste, è caratterizzata da una corazza ovale piuttosto appiattita, lunga ca. 20 cm, di colore verde scurissimo con delle righe radiali verdi. Timida e molto sospettosa, preferisce i piccoli specchi d'acqua stagnante, ricchi di vegetazione, dove rimane immersa, immobile, durante le ore diurne, per divenire attiva soprattutto nelle ultime ore della notte. Alla stessa famiglia appartiene la tartaruga carta geografica (Graptemys geographica), propria degli Stati Uniti orientali, così chiamata in quanto il suo scudo, piatto e ovale, lungo ca. 25 cm, presenta in uno sfondo verdastro numerose linee giallastre sinuose che richiamano appunto la simbologia cartografica; vive di preferenza nei grandi fiumi profondi, nei quali nuota con grande abilità; si nutre di pesci, molluschi e altri invertebrati acquatici. Sempre degli Stati Uniti è la tartaruga pitturata (Chrysemys picta), dal carapace giallo e privo di disegni ma con il capo percorso da striature giallo-rossicce; di dimensioni analoghe alla precedente è ricercata per gli acquari casalinghi. Lungo solo 15 cm e assai convesso è il carapace di un singolare testudinide nordamericano, detto per questo motivo tartaruga scatola (Terrapene carolina): terrestre, mostra peraltro una straordinaria adattabilità ambientale, ritrovandosi sui terreni sia aridi sia molto umidi. Si ciba di invertebrati, pesci, anfibi, frutta, radici e perfino di funghi. Singolare la sua reazione in caso di pericolo: emesso un sonoro sibilo, ritrae di scatto testa, zampe e coda nella corazza, che chiude ermeticamente con i lembi del piastrone munito di un'articolazione trasversale. Decisamente legato agli ambienti desertici è invece il testudinide Gopherus agassizi, detto appunto tartaruga del deserto, lungo ca. 28 cm: frequenta le zone più aride della California, dell'Arizona, del Nevada, dell'Utah e del Messico settentrionale, nutrendosi soprattutto dei tessuti succulenti delle piante grasse. Negli ambienti aridi dell'Africa occidentale vive invece la tartaruga denticolata (Kinixys erosa), la cui caratteristica più spiccata consiste nel fatto che la porzione posteriore del carapace (lungo ca. 25 cm) è articolata a cerniera, così che può essere abbassata costituendo un'ermetica protezione. Tra i Testudinidi il genere Testudo comprende alcune tra le più comuni tartarughe terrestri, con specie di dimensioni gigantesche. Assai simili tra loro ed entrambe caratteristiche dell'area mediterranea sono la tartaruga greca (Testudo graeca) e la tartaruga di Hermann (Testudo hermanni), le tartarughe di terra comuni negli orti e nei giardini: posseggono una corazza molto robusta e convessa, di colore giallastro con macchie nere più o meno estese, lunga ca. 20-25 cm. La placca cornea che sta sopra alla coda è unica nella tartaruga greca, divisa in due nella tartaruga di Hermann. Quest'ultima specie è diffusa nell'Italia meridionale e nelle isole, dove frequenta di preferenza gli ambienti aridi ricoperti da fitti cespugli. Entrambe le specie sono vegetariane. Le specie di maggior mole si trovano (o esistevano) nelle isole Galápagos dove vennero sottoposte a una sistematica distruzione per la caccia alle loro carni eccellenti. Ridotta a una consistenza numerica così esigua che se ne teme l'estinzione è la tartaruga elefantina (Testudo elephantopus), mite e torpido gigante che raggiunge il metro di lunghezza di sola corazza e un peso di oltre 2 quintali; altrettanto esiguo il numero di esemplari della tartaruga nigrita (Testudo nigrita); ancora più rare Testudo hoodensis e Testudo phantastica. Tutte presentano carapace molto convesso, collo grosso, testa piccola, poderosi arti colonnari, colorazione da grigio-marrone a nerastro uniforme. Uguale sorte d'estinzione minaccia un'altra enorme tartaruga (Testudo gigantea), molto simile alle precedenti, che vive sulle isole di Aldabra e di Mahe, appartenenti rispettivamente agli arcipelaghi delle Mascarene e delle Seychelles. Alla famiglia dei Kinosternidi appartiene la tartaruga del fango (Kinosternon subrubrum), dallo scudo leggermente convesso lungo una dozzina di centimetri, la quale vive nelle acque dolci e salmastre degli Stati Uniti orientali, sul fondo melmoso delle raccolte d'acqua in cerca degli invertebrati di cui si nutre. Alla famiglia dei Chelidridi appartengono due grandi tartarughe americane: la tartaruga azzannatrice (Chelydra serpentina), che vive nelle acque stagnanti o moderatamente correnti degli Stati Uniti, nelle quali si muove con grande agilità. Di conformazione massiccia, misura complessivamente oltre 1 m; tipica la fulminea prontezza nel proiettare il lungo collo sinuoso e nel muovere gli arti quando si tratta di afferrare i pesci, gli anfibi e, in certi casi, addirittura gli uccelli acquatici di cui si nutre. Simile a essa è la tartaruga alligatore (Macrochelys temmincki), così chiamata per la sua aggressività e la scabrosità dello scudo, che raggiunge il metro e mezzo di lunghezza; vive in molte zone temperate degli Stati Uniti, dove è temuta per le stragi di pesci che compie e per i morsi che può infliggere. Alla famiglia dei Pelomedusidi appartengono, oltre alla pelomedusa, la tartaruga sinuata (Pelusios sinuatus) e la tartaruga arrau (Podocnemis expansa), che vivono rispettivamente nelle acque dolci africane e sudamericane: la prima possiede un carapace lungo non più di 25 cm, mentre nella seconda esso può raggiungere gli 80 cm ca. Le maggiori dimensioni, con oltre 2 m di lunghezza, spettano a Dermochelys coriacea, tartaruga marina della famiglia dei Dermochelidi. Alla famiglia dei Chelidi appartengono specie d'aspetto assai bizzarro come la matamata (Chelys fimbriatus) e la tartaruga australiana a collo lungo (Chelodina longicollis) denominata anche tartaruga a collo di serpente; il nome è dovuto al fatto che il suo collo è lungo come il carapace che misura ca. 13 cm; vive in Australia e in Papuasia.
Artigianato
Il carapace della tartaruga, opportunamente lavorato, presenta un colore trasparente che va dal marrone al biondo variegato. Usato in passato soprattutto per manici, ventagli, tabacchiere, è stato sucessivamente impiegato per astucci rigidi (portacipria, portasigarette), cornici e montature per occhiali. L'Italia vanta centri importanti di produzione, specie a Napoli e provincia.