àcero

sm. [latino acer -eris]. Nome comune usato per indicare le piante del genere Acer della famiglia Sapindacee comprendente ca. 110 specie di alberi e di arbusti a foglie generalmente caduche, diffusi in tutto l'emisfero settentrionale . Le foglie palmate, a cinque o più lobi, assumono colori autunnali molto vivaci (dall'arancio al bronzo, al porpora), soprattutto nelle specie e varietà originarie dell'Estremo Oriente e dell'America, che sono considerate tra le più decorative. I fiori, gialli o verdastri, sono riuniti in infiorescenze e sono poco appariscenti; i frutti sono samare. Gli aceri di origine americana sono in maggioranza alberi di grandi dimensioni, quelli orientali sono invece più piccoli e con forme complesse, quelli europei sono forti, vigorosi e molto rustici. Tra le specie più importanti si ricordano: l'acero campestre o loppio (Acer campestre), diffuso anche in Italia e alto 5-6 m; l'acero della Virginia o negundo (Acer negundo), alto 6-10 m, con portamento espanso; l'acero riccio o cerfico (Acer platanoides), alto 8-10 m; l'acero fico o acero di monte o sicomoro o loppone (Acer pseudoplatanus), grande albero alto fino a 10 m e con chioma tondeggiante; l'Acer saccharinum, del Canada, dalla cui linfa si estraggono lo sciroppo e lo zucchero d'acero; gli aceri giapponesi (Acer japonicum e Acer palmatum), capostipiti di numerose varietà coltivate a scopo ornamentale . § Il legno dell'acero è resistente, compatto, duro e pesante, di colore bianco o sfumato in rosa o in giallo, con vene madreperlacee e caratteristica marezzatura. Di facile lavorazione anche al tornio, è largamente usato per mobili, per oggetti vari anche artistici, per ebanisteria, liuteria, intaglio e impiallacciature.

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