àmen

escl. [sec. XIII; dall'ebraico āmēn, certo, sicuro]. Formula usata a mo' di conclusione nelle preghiere della liturgia cristiana; così è, così sia. Per estensione, nel linguaggio familiare, esprime rassegnazione: se non vuoi darmi retta, allora amen; “Di' che hai giocato, invece, e che hai perduto e amen” (De Marchi). In alcune loc. fig. si usa anche come sm.: essere all'amen, alla fine; in un amen, in un attimo. § Nell'Antico Testamento ricorre come formula di approvazione per l'accettazione di un impegno o come maledizione per l'inadempiente, come formula di desiderio o aspettazione e quindi come finale di dossologie o preghiere. Nel Nuovo Testamento appare più che come conferma della verità, come supplica perché siano mantenute le promesse fatte da Dio. Gesù usa questo termine per dare più forza alle proprie affermazioni (“Amen dico vobis...”). Perciò egli stesso è detto talvolta “l'Amen” (Apocalisse 3,14).

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