òvulo

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sm. [sec. XIX; dal latino scientifico ovŭlum, dim. di ovum, uovo].

1) Piccolo uovo; piccolo ovoide. In particolare, in biologia animale, lo stesso che uovo.

2) Sporangio femminile delle piante superiori (Spermatofite), situato sulle squame ovulifere (Gimnosperme) o completamente racchiuso nell'ovario (Angiosperme). Inizialmente risulta formato da una sporgenza mammellonare del tessuto della placenta posto sulla parete dell'ovario, che progressivamente si ingrossa a costituire la nocella. Attorno a questa si vengono a differenziare dal basso verso l'alto uno o due strati sotto forma di cercini che si accrescono verso la porzione apicale e che vengono a costituire uno o due tegumenti (il più esterno detto primina e il più interno detto secondina). Nella porzione apicale dell'ovulo i tegumenti lasciano un foro detto micropilo, mentre dalla parte opposta, detta calaza, si diparte il funicolo, il cui sviluppo determina la posizione dell'ovulo, che pertanto può risultare ortotropo, anatropo o campilotropo. All'interno della nocella si vengono poi a formare quattro megaspore di cui tre generalmente regrediscono. Dalla megaspora residua, in seguito a tre successive divisioni, prende origine il sacco embrionale. Varia può essere la disposizione, o placentazione, degli ovuli nell'interno dell'ovario. Giunto a maturità, l'ovulo diviene seme.

3) Forma farmaceutica di consistenza plastica, da somministrarsi mediante introduzione nella vagina. Serve a veicolare essenzialmente farmaci di uso locale esterno, anche se la notevole vascolarizzazione della vagina permetterebbe l'assorbimento di farmaci ad azione generale. Gli eccipienti base costituenti la massa, sono: la gelatina, la glicerina, gli oli idrogenati e i poliglicoli ad alto peso molecolare. Nei Paesi anglosassoni gli ovuli vengono chiamati pessari. Sinonimi, coni o suppositori vaginali.

4) Prodotto combustibile a forma ovale, ottenuto agglomerando polverino di carbone.