Accadèmia Platònica

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scuola filosofica fondata da Platone e così denominata perché sorgeva presso i giardini di Academo. Era legalmente organizzata come una corporazione religiosa (thíasos), richiedeva la comunanza di vita e di ricerca ed era diretta da uno “scolarca” eletto a vita dai componenti della scuola. Vi si compivano studi di matematica, astronomia e scienze naturali, ma soprattutto l'indagine era rivolta all'“uomo”, quale oggetto di vita politica (come abitante della polis), e a quella tutti gli altri studi erano finalizzati . Alla morte di Platone (347 a. C.) lo scolarcato passò al nipote Speusippo, che lo diresse fino al 338 e con il quale prevalsero gli influssi pitagorici, portando al distacco di Aristotele dall'Accademia. Dopo Speusippo si succedettero Senocrate (fino al 314), Polemone (fino al 269) e Cratete di Atene. Con questi (264 a. C.) si chiude il periodo dell'Accademia Platonica antica: il suo successore, Arcesilao di Pitane (315-241 a. C.) volse l'Accademia Platonica a un radicale probabilismo; il più noto rappresentante di questo periodo, detto Accademia Platonica media, è Carneade di Cirene. A partire dal sec. I a. C., con Antioco di Ascalona, l'Accademia assume un indirizzo eclettico: è il periodo dell'Accademia Platonica nuova. Divenuta infine neoplatonica, l'Accademia fu chiusa con l'editto di Giustiniano del 529.

Bibliografia

W. Jaeger, Aristotles, Berlino, 1923 (tr. it., Firenze, 1960); H. Herter, Platons Akademie, Bonn, 1946; M. Dal Pra, Lo scetticismo greco, Milano, 1950; H. Cherniss, L'enigma dell'Accademia antica, Milano, 1974; M. Isnardi Parente, Studi sull'Accademia Platonica antica, Firenze, 1979.

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