Acóncio, Giàcomo

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riformatore (Ossana o Trento prima del 1520-Londra 1566 o 1567). Studiò diritto, ingegneria, filosofia, teologia e fu esule dapprima a Basilea (1557), poi a Zurigo, Strasburgo, Londra (dal 1559): quivi fu stipendiato come ingegnere alla corte della regina Elisabetta. È autore di un trattato sulle fortificazioni, ma volge la sua attività soprattutto al campo filosofico e teologico. Il trattato De methodo (1558) propugna un metodo gnoseologico analitico che precorre Cartesio. Nello scritto teologico Stratagemata Satanae (Basilea, 1565), dedicato alla regina Elisabetta, Aconcio, sostenendo che stratagemmi satanici sono la divisione dei cristiani e la persecuzione religiosa, propone da un lato l'unione dei cristiani sul fondamento di due sole dottrine essenziali (la giustificazione per fede e l'accettazione di Gesù Cristo) e dall'altro la sostituzione dell'arte di persuadere alla persecuzione, precorrendo in questo l'ideale illuministico della tolleranza religiosa. Tra le Epistole sono importanti per la conoscenza della sua biografia e delle sue idee quella ad Johannem Wolfium (1562) e quella pro Hadriano Haemstadio (1563).

Bibliografia

P. Rossi, Giacomo Aconcio, Milano, 1952 (contiene una bibliografia); D. Cantimori, Aconcio Giacomo, in “Dizionario biografico degli italiani”, vol. I, pag. 154-159, Roma, 1960.

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