Agra (città dell'India)

città (891.790 ab. nel 1991; 948.063 ab. l'agglomerato urbano) dell'India centrosettentrionale, capoluogo dell'omonimo distretto, nello Stato federato dell'Uttar Pradesh. Situata a 168 m s.m. nel bassopiano gangetico sul fiume Yamuna, 180 km a SSE di Delhi, è attivo centro commerciale di una fertile regione agricola (cereali, cotone), sede di numerose industrie alimentari, chimiche, tessili (cotone) e calzaturiere, accanto alle quali conserva l'antica importanza l'artigianato dei tessuti preziosi, dei tappeti e del cuoio; è nodo stradale e ferroviario sulla linea Delhi-Kanpur all'incrocio delle correnti di traffico tra l'Uttar Pradesh e il Rajasthan. Agra è anche città d'arte e di cultura, sede dal 1927 di un'università; vanta numerosi monumenti moghūl, tra cui il forte Akbar, la moschea delle Perle e il Tāj Mahal, la costruzione più nota della città, ultimata nel 1652 e meta di pellegrinaggi e visite turistiche. § Fondata nel 1504 dalla dinastia musulmana dei Lodī, Agra si alternò poi, per un secolo e mezzo ca., con Delhi come capitale. Dopo la battaglia di Panipat (1526) passò nelle mani di Bâbur, poi del restauratore indù Hīmū, quindi di nuovo dei Moghūl. Alla fine del sec. XVIII passò agli Inglesi, sotto i quali fu dal 1833 al 1858 capitale della provincia omonima; nel 1857, durante la rivolta dei Sepoys, vi furono uccisi numerosi Europei e cristiani. § L'architettura di Agra riflette gli ideali e il gusto dei sovrani moghūl. I più antichi esempi sono rappresentati dai giardini di Bâbur – tra cui il Rām Bāġ, ove sembra che il sovrano sia morto alla fine del 1530, e il Baġ-i-Zar Afshar, nel quale secondo alcuni si conserva la sua primitiva tomba (chiamata Chauburj), accanto a una piccola moschea (Baburi Masjid), assai rimaneggiata nel corso degli anni – e dal Kachchpura Masjid di Hūmayūn. A tali esempi, legati a ricordi timuridi e safawidi, si sovrappone, con senso di rottura, il genio costruttore del sovrano Akbar. Del suo poderoso forte in arenaria rossa (1564) sopravvivono solo le mura e due dei numerosi palazzi (500 secondo le fonti; erano racchiusi nel forte e si aprivano su giardini), che il nipote Shah Jahan avrebbe smantellato e sostituito con più sontuosi edifici di marmo. All'epoca del figlio di Akbar, Jahangir, appartengono la piccola ma preziosa tomba di Itimād-ud-Dawlah, iniziata nel 1622, dove per la prima volta compaiono le incrostazioni di pietre dure e semipreziose sulle pareti di marmo bianco, e il suo mausoleo (1614) che sorge nel vicino villaggio di Sikandra. Il periodo più fulgido di Agra coincide tuttavia con il “regno del marmo” di Shan Jahan, testimoniato dagli splendidi padiglioni, i palazzi e le moschee del forte, con la Grande Moschea dedicata alla figlia Jahanara Begam, ma soprattutto con l'inimitabile, grandioso Taj Mahal, il cui candido marmo è impreziosito da ornati epigrafici, floreali e geometrici, eseguiti in marmi colorati, in pietre dure e pietre preziose.

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