Anguillara

nobile famiglia romana, di stirpe longobarda, il cui castello, posto tra la via Cassia e la Clodia, dominava strategicamente le vie più frequentate dai pellegrini provenienti dal nord e diretti a Roma. È citato come capostipite un conte Ramone (sec. XI), ma è con Pandolfo I, dopo la metà del sec. XII, che iniziò la notorietà della famiglia. Gli Anguillara, guelfi, furono spesso, nel sec. XIII, in lotta coi prefetti di Vico, ghibellini, per la supremazia sul Patrimonio di S. Pietro. È di questo periodo (1274-75) la nomina di Pandolfo II (m. ca. 1293) a podestà di Viterbo. Nel sec. XIV gli Anguillara furono a Roma rappresentanti del partito angioino: Francesco (m. 1333) e Pandolfo furono vicari di re Roberto d'Angiò, e Orso fu più volte senatore di Roma. Amico del Petrarca, lo incoronò solennemente nel Campidoglio (1341). Suo figlio Pietro fu governatore di Spoleto e poiché parteggiò per Urbano VI ebbe la scomunica da papa Clemente VII; il figlio di Francesco, Giovanni, fu l'iniziatore di un altro ramo della famiglia. La potenza degli Anguillara giunse all'apice nel sec. XV con Everso, che, col favore di papa Eugenio IV, riuscì ad abbattere il potere dei prefetti di Vico (1436). Ma da questo momento inizia anche la rovina della famiglia. Infatti, morto Everso, papa Paolo II, forse mal tollerando la potenza della famiglia, scomunicò i suoi figli Francesco (m. 1473) e Deifobo (m. 1490) e li mise al bando. Francesco, caduto prigioniero, fu rinchiuso in Castel Sant'Angelo, Deifobo fuggì a Venezia dove si mise al servizio della Repubblica. Da questo momento il ramo principale della famiglia perde ogni potere e notorietà. Nelle cronache del sec. XVI è presente Renzo (Ceri ca. 1475-Francia 1536), posto a capo della difesa di Roma nel 1527 nell'imminenza della calata dei Lanzichenecchi. La famiglia si estinse totalmente nel sec. XVIII.

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