Baššar ibn Burd, Abu MuʽĀd

poeta arabo dell'età abbaside (Bassora ca. 714-Batiha ca. 784). Cieco dalla nascita, di aspetto ripugnante, orgoglioso e povero, concentrò nella satira l'amarezza della propria condizione e ne fece strumento di vendette infamanti. Panegirista spregiudicato, lodò tenacemente tanto l'ultimo omayyade, Marwān ibn Muḥammad, quanto i sorgenti Abbasidi. Singolarmente puro si leva il suo canto d'amore, la cui spontaneità riscatta ogni audacia di stile e di costume. Enigmatica rimane la sua figura spirituale, impasto, secondo la tradizione, di aberrazione eretica, di scetticismo profondo, di tragico pessimismo, di ortodossia esagerata. Nella poesia della metà del sec. VIII, il suo nome, con quelli di Abū Nuwās e di ʽUmar ibn Abī Rabīaʽh, resta come quello di uno dei più notevoli esponenti della scuola detta dei muḥdaṯūn (poeti moderni).

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