Beccarìa

nobile famiglia che ebbe una parte notevole nella vita politica di Pavia. Esercitando l'usura accumulò un'ingente ricchezza che le permise di acquistare vasti territori e beni sia in città sia in provincia. Le prime notizie della famiglia risalgono al sec. XII; nel XIII alcuni membri ottennero importanti cariche, come Zannone (o Giovannone), che fu podestà del popolo (1267), e Manfredi che ebbe la stessa carica dal 1282 al 1300. In questo periodo i Beccaria diedero alla città anche due vescovi: Corrado (1272-1292) e Ottone (m. 1294). I Beccaria, ghibellini, contesero ai Langosco, esponenti della nobiltà guelfa, il predominio della città e, quando Filippone Langosco divenne signore (1300), dovettero andare in esilio. Nel 1315 ritornarono in Pavia con l'appoggio di Matteo Visconti e di Enrico VII, ottenendo una posizione di prestigio. Nel sec. XIV i Beccaria reggevano la città; quando, nel 1356, l'infiammata predicazione dell'agostiniano Jacopo Bussolaro incitò i Pavesi alla rivolta, i Beccaria, cacciati a furor di popolo, si appoggiarono ai Visconti, lottando al loro fianco per ricuperare la città. Quando, nel 1359, la città si arrese a Gian Galeazzo Visconti, i Beccaria poterono quindi farvi ritorno. Morto Gian Galeazzo (1402), Lancillotto e Castellino cercarono di costituire una signoria indipendente, ma Filippo Maria Visconti represse il tentativo condannandoli a morte (1415-18).

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