Benin (antico regno)

Indice

Storia

Antico regno dell'Africa centroccidentale che si estendeva a cavaliere del fiume Benin (da cui presero il nome sia il regno sia la sua capitale). Le origini del regno, risalente al sec. XII, sono incerte: la leggenda lo ricollega al Regno di Ile-Ife riconosciuta da Benin quale capitale religiosa e al cui capo (oni) il re di Benin inviava doni al momento dell'incoronazione; sembra che, seguendo il consiglio dell'ultimo capo autoctono, i notabili avessero chiesto all'oni di Ile-Ife di inviare loro un sovrano, che assunse poi il titolo di oba. I successori di Eveka, il primo oba, modificarono gradualmente la vita del regno: introdussero un cerimoniale che doveva affermare anche esteriormente la loro autorità, fortificarono la capitale, estesero i confini del regno e gli diedero una solida organizzazione amministrativa. Verso la fine del sec. XV, Okpamé, dodicesimo oba (secondo altri Evare, quindicesimo oba), ricevette a corte il portoghese João Affonso d'Aveiro, attraverso il quale ebbero inizio i rapporti tra il Benin e i Portoghesi. Si svilupparono così intensi scambi: rame, tessuti e armi venivano dati in cambio di pepe, avorio e pelli. Intorno alla metà del sec. XVI si ebbero i primi viaggi isolati degli Inglesi verso il golfo di Guinea; nel 1553 T. Windham trovò la morte alle foci del Niger; più tardi, nel 1562, J. Hawkins catturò il primo carico di trecento schiavi, che vendette a Hispaniola (Haiti); nel 1564 e nel 1567 egli ripeté il tentativo. Col sec. XVII Inglesi e Olandesi riconobbero formalmente i diritti monopolistici che le flotte di Alessandro VI avevano riconquistato al Portogallo sulle coste dell'Africa e fecero della tratta la loro principale attività nella regione. Con l'abolizione della tratta dei negri progressivamente attuata dagli Stati europei a partire dal 1807 (Inghilterra), le fortune degli oba del Benin, che fino a tutto il sec. XVIII controllavano l'intera costa da Lagos fino a Bonny, sulla parte orientale del delta del Niger, tramontarono e il territorio fu in gran parte sottoposto al protettorato britannico a partire dal 1852, quando fu nominato un console inglese a Lagos. In seguito a incidenti, verificatisi nel 1892 e nel 1897, gli Inglesi si assicurarono poi il completo controllo del Benin.

Arte

La produzione artistica di Benin, in parte derivata dalla vicina Ife, rappresenta uno dei maggiori vertici dell'arte africana e può essere inclusa nelle grandi creazioni dell'arte mondiale. Sviluppatasi dalla seconda metà del sec. XII alla fine del XVII e seguita da un secolo di decadenza, l'arte di Benin può essere suddivisa in quattro fasi. Alla prima (seconda metà del sec. XII-prima metà del sec. XIV) appartengono poche opere artisticamente insignificanti, come le campanelle di bronzo. Nel secondo periodo (1350-1500), giustamente definito come “classico”, si produssero le opere più significative, tra cui sono da ricordare le celebri teste-ritratto, raffiguranti sia il re-sacerdote (oba) sia guerrieri e alti dignitari del regno: le più squisite sono le cosiddette “principesse”, testine dall'alta acconciatura a cono di un realismo idealizzato (Londra, British Museum). Al terzo periodo (sec. XVI-XVII) appartengono interessanti statue equestri e le famose placche di bronzo (Londra, British Museum) che ornavano le pareti del palazzo reale. Esse rappresentano il sovrano nella sua gloria militare o nella sua dignità sacerdotale e scene di genere; nelle più tarde sono raffigurati anche europei, per lo più Portoghesi, con cui il Benin era entrato in contatto. Il quarto periodo, nel segno della decadenza (fino al sec. XIX), ripete fiaccamente temi passati e forse molte opere furono prodotte per commissione di mercanti europei al cui gusto s'adattavano. Tipica di Benin è la raffinatissima produzione di avori, che forse abbraccia l'intero periodo di evoluzione di quest'arte: zanne intere scolpite a spirale che raffigurano battaglie, scene auliche e di sacrifici secondo una tecnica quasi cinematografica; innumerevoli coppe, cofanetti, trombe, piccole maschere, cucchiai, molti dei quali furono certo prodotti su richiesta europea. Degne della migliore produzione in metallo sono le superbe figure di leopardi in avorio, in cui le macule del pelame sono rese mediante un intarsio con placchette di ottone (Londra, British Museum). Per lungo tempo ritenuta, come l'arte di Ife, di origine non africana, la si riconosce come espressione di una maggiore civiltà passata, collegata al fiorire di regni indigeni, allo sfruttamento delle miniere e ai commerci internazionali.

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