Chou En-lai

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uomo politico cinese (Shao-hsing 1898-Pechino 1976). Impegnatosi attivamente in organizzazioni giovanili rivoluzionarie, fu arrestato per aver partecipato al movimento di protesta del 4 maggio 1919. Recatosi in Francia e in Germania, vi svolse dal 1920 al 1924 attività propagandistica tra gli emigrati e dopo il suo ingresso nel PCC (1922) ne diresse e organizzò la sezione europea e l'Unione socialista della gioventù, entrambe fondate dagli emigrati cinesi. Tornato in patria, nel 1924 fu nominato capo della sezione politica dell'Accademia di Whampoa. Dopo la svolta controrivoluzionaria di Chiang Kai-shek diresse, con Chu Teh, la rivolta di Nanchang (1º agosto 1927) e dall'autunno dello stesso anno svolse attività clandestina a Shanghai. Commissario politico della 1a armata rossa del fronte dall'agosto 1932, nel 1932-33 fronteggiò con successo le prime campagne di annientamento sferrate da Chiang; nel 1934, strettosi l'accerchiamento dei nazionalisti, fu uno dei capi della “Lunga Marcia”. Partecipò ai “fatti di Sian” e durante la guerra contro l'occupazione giapponese (1937-45) si impegnò nel rafforzamento del fronte unico e svolse lavoro di propaganda a favore del PCC sul territorio occupato dal Kuomintang. Dopo la resa del Giappone guidò la delegazione del PCC nel corso delle trattative svoltesi a Chunking tra PCC e Kuomintang e, ripresa la guerra civile, ebbe un ruolo fondamentale nella lotta contro il Kuomintang. Istituita la Repubblica Popolare Cinese (1º ottobre 1949) ricoprì numerose cariche tra cui quella di ministro degli Esteri e di primo ministro militare popolare rivoluzionario del governo popolare centrale. Nel 1950 sottoscrisse un accordo di amicizia, alleanza e reciproco aiuto con l'URSS. Nel 1954, a Ginevra, guidò la delegazione cinese alla conferenza dei ministri degli Esteri e nello stesso anno visitò Birmania e India, emettendo al ritorno una dichiarazione congiunta che formulava i 5 principi della coesistenza pacifica. Nel 1955 diresse la delegazione cinese a Bandung. Nel 1956 e nel 1957 visitò molti Paesi d'Africa e d'Europa. Nel 1958 cedette a Chen-yi il Ministero degli Esteri mantenendo la presidenza del Consiglio. Dal 1963 al 1965 compì ancora numerosi viaggi stringendo rapporti coi Paesi del Terzo Mondo. Durante la Rivoluzione culturale svolse un ruolo moderatore che, scomparso Lin Piao, lo portò al secondo posto nella gerarchia cinese. Fautore della normalizzazione dei rapporti con gli USA, nonostante le critiche per un suo atteggiamento giudicato troppo filoccidentale, al X Congresso del 1973 trionfò la linea pragmatica e centrista da lui sostenuta. Durante il periodo politicamente agitato che precedette la scomparsa di Mao Tse-tung (9 settembre 1976), la sua linea di pragmatismo politico sembrò essere messa in discussione, ma, con l'eliminazione della cosiddetta “banda dei quattro” nell'ottobre dello stesso anno e con la riabilitazione di Teng Hsiao-p'ing, l'indirizzo da lui dato alla politica internazionale e interna cinese è continuato nel tempo.

Bibliografia

Matsuno Tanio, The Early Years of the Chinese Communist Leader Chou En-Lai, Tōkyō, 1961; H. R. Isaacs, La tragedia della rivoluzione cinese, Milano, 1967; Kai-yu Hsu, Chou En-Lai, Milano, 1970; J. K. Fairbank, Storia della Cina contemporanea, Milano, 1988.

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