Clamidobatteriali

sm. pl. [da clamide+batterio]. Ordine (Chlamydobacteriales) di Batteri tipicamente acquatici, agenti elaboratori, per chemioautotrofismo, di ferro e manganese. Comprende individui (clamidobatteri) formati da cellule globose, ovulari, cilindriche, ora riunite in filamenti (tricomi) pluricellulari, non ramificati o pseudoramificati, ora isolate (Siderocapsacee), in ogni caso rivestite da guaine tubulari ovvero da capsule mucide di natura glutinosa, spesso incrostate di idrossidi colloidali di ferro o di manganese, che danno loro aspetto rugginoso e iridescenza alla superficie delle acque dove vivono. Liberi in alcuni casi e lentamente mobili per galleggiamento (Cladothrix natans), vivono per lo più fissi su substrati solidi. La moltiplicazione avviene per liberazione di propaguli di varia origine e forma (bacillare o tonda), mobili per flagelli o immobili, i quali per successive scissioni riproducono nuovi individui. I clamidobatteri si trovano nelle acque ferruginose, nelle condutture e negli scarichi di acque sporche, che possono essere facilmente occlusi dalla loro attività. L'ordine annovera le famiglie Clamidobatteriacee, batteri filamentosi liberi; Crenotricacee, batteri filamentosi fissi mediante una porzione basale piuttosto differenziata; Siderocapsacee, batteri singoli, in masse gelatinose, aderenti a piante superiori acquatiche o ad alghe dulciacquicole.

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