Clifford, James

antropologo statunitense (n. 1945). Storico di formazione, ha conseguito nel 1977 il Ph. D. all'Università di Harvard. Dal 1978 insegna all'Università della California a Santa Cruz. È il maggiore esponente della corrente critica della pratica antropologica e della letteratura di viaggio. Esaurita la certezza dell'identità, l'uomo civilizzato da una parte e quello primitivo dall'altra, e compromessa l'intangibilità dei luoghi, oggetto della ricerca antropologica diviene l'antropologo stesso. Clifford privilegia nell'antropologia, quindi, quella parte, a lungo trascurata, della scrittura e della costruzione del testo attuata dal ricercatore. È lo studioso che costruisce l'Altro, mettendo in atto le strategie retoriche della scrittura etnografica. Clifford definisce “finzioni etnografiche” i testi prodotti dall'antropologo: essi non sono falsi, ma certamente parziali, perché basati sulla selezione delle informazioni e delle osservazioni. Il suo pensiero è espresso compiutamente nell'opera Writing culture: The Poetics and Politics of Etnography (1986; Scrivere le culture: la poetica e la politica dell'etnografia) in cui Clifford attua la critica del primitivo e dell'esotico, oggetto di studio classico dell'antropologia, e individua nella scrittura ciò che è veramente rilevante, definendo la cultura una “finzione reale”, una costruzione dell'antropologo. Altre opere: The Predicament of Culture: Twentieth Century Ethnography, Literature, and Art (1988; Il dilemma della cultura: etnografia, letteratura e arte del Ventesimo secolo), Routes: Travel and Translation in the Late 20th Century (1997; Strade: viaggio e spostamento nel tardo XX secolo), On the Edges of Anthropology (2003; Ai margini dell'antropologia).

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