Cotrus, Aron

poeta romeno (Hasag 1891-Cleveland 1961). Addetto stampa all'ambasciata romena di Madrid, nel 1944 scelse l'esilio, pagandolo con la solitudine e la povertà, ma continuando la sua attività letteraria. Cotrus incentrò la sua abbondante produzione lirica su una tematica dal pronunciato carattere sociale. Nei suoi versi la reminiscenza degli espressionisti tedeschi e dei poeti russi rivoluzionari è armonizzata con il tradizionalismo autoctonista propugnato dalla rivista Gândirea, di cui Cotrus fu importante collaboratore. La sua poesia si impone per la ricerca del grandioso e per la forza e l'originalità che scaturiscono soprattutto dall'uso di termini vigorosi, sovente regionali, dalla tendenza a forzare il linguaggio, inventando elementi lessicali o modificandone la forma fonetica, per ottenere armonie intense e inattese. Fra le sue opere si segnalano: La festa della morte (1915), Caligini bianche (1920), Nella loro schiavitù (1926), Fra gli uomini in cammino (1933), I minatori (1938), Rapsodia daca (1942), Dal Volga al Mississippi (1956).

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