Craig, Gordon

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pseudonimo dell'uomo di teatro inglese Henry Edward Gordon Godwin Wardell (Stavenage 1872-Tourette-sur-Loup 1966). Figlio dell'attrice drammatica Ellen Terry e dell'architetto e scenografo Edward W. Godwin, recitò con la madre e allestì per lei e, poi, per la Purcell Opera, alcuni spettacoli anticonformisti. Ruppe quindi definitivamente col teatro ufficiale e, stabilitosi in Italia dal 1905, fondò a Firenze la Gordon Craig School (1908-14) e iniziò la pubblicazione della rivista mensile The Mask (1908-29). A quegli stessi anni appartengono le sue opere fondamentali: The Art of the Theatre (1905), The Actor and the Über-Marionette (nel primo numero della sua rivista), On the Art of the Theatre (1911), Towards a New Theatre (1913). Come Appia, negò alla scena ogni giustificazione naturalistica, ma preferì agli elementi plastici un sistema di pannelli verticali, mobili e componibili (che egli chiamò The Thousand Scenes in One), capaci di evocare, con la variata disposizione e il gioco delle luci, non tanto gli ambienti quanto le diverse “sensazioni di spazio e di tempo... e il variare delle emozioni umane”. Lo spettacolo appartiene al regista, mentre l'attore-supermarionetta segna il ritorno ai valori disumanizzati delle maschere antiche. Gli screens (pannelli) furono adottati dall'Abbey Theatre (Dublino, 1911) e dal Cambridge Festival Theatre (1926). L'esito delle rare messinscene di Craig fu tuttavia contrastato: Rosmersholm (per E. Duse, 1906), Hamlet (Teatro d'Arte di Mosca, 1911), Kongsemnerne (I pretendenti alla Corona) di Ibsen (Copenaghen, 1926).

A. G. Bragaglia, La maschera mobile, Foligno, 1926; A. Levinson, Gordon Craig, “L'homme qui n'a rien fait”, Parigi, 1930; G. Guerrieri, Da Appia a Craig, in La regia teatrale, a cura di S. D'Amico, Roma, 1947; S. D'Amico, Mettere in scena, Firenze, 1954.

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