Crassulàcee

sf. pl. [dal genere Crassula]. Famiglia (Crassulaceae) di piante dell'ordine Sassifragali, comprendente ca. 1500 specie diffuse dalle regioni tropicali a quelle boreali, spesso in ambienti aridi. Si tratta di piante erbacee o arbustive caratterizzate da foglie succulenti e prive di stipole, in genere semplici (solo raramente pennato-composte), opposte, alterne o disposte in rosette basali. I fiori sono regolari, solitamente ermafroditi, con 4-30 sepali liberi o a volte connati, 4-30 petali per lo più liberi, e carpelli in numero pari a quello dei petali. Ogni carpello è sotteso da una ghiandola nettarifera. Il frutto è un polifollicolo, raramente una capsula. Le piante di questa famiglia hanno sviluppato diversi adattamenti all'aridità degli ambienti in cui vivono; oltre alle foglie succulenti, presentano un rivestimento ceroso sull'epidermide e un particolare tipo di metabolismo (metabolismo CAM) che gli permette di aprire gli stomi soltanto durante la notte, riducendo la perdita idrica. Infatti nelle Crassulacee la fotosintesi avviene in due fasi: di notte quando sono aperti gli stomi viene fissata l'anidride carbonica con formazione di acido malico; di giorno, a stomi chiusi, il carbonio viene ridotto in carboidrati. Generi principali: Bryophyllum, Cotyledon, Crassula, Echeveria, Kalanchoe, Sedum e Sempervivum. Molte specie sono coltivate a scopo ornamentale.

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