Di Cesare, Donatella

filosofa, saggista e accademica italiana (Roma 1956). Dopo la laurea in Filosofia del linguaggio all’Università Sapienza di Roma, nel 1982 consegue il dottorato di ricerca alla Eberhard Karls-Universität di Tubinga (Germania). Nel 1985 inizia a insegnare all’Università Sapienza di Roma, alternando periodi di ricerca in Germania. Nel 1996 ottiene una borsa di studio per la Ruprecht Karls-Universität di Heidelberg (Germania) dove lavora con Hans Georg Gadamer. Attiva nel dibattito pubblico e accademico, sia a livello nazionale sia internazionale, dopo gli iniziali interessi per la filosofia del linguaggio passa a occuparsi di ermeneutica filosofica, offrendo una visione lontana da quella del pensiero debole e molto più vicina alla decostruzione di Jacques Derrida. Nel 2005 avvia un nuovo indirizzo di ricerca sul pensiero ebraico e sul nesso tra tempo e linguaggio, poi ampliato alla questione della violenza e della condizione umana sottoposta alla violenza estrema. Fra le sue opere ricordiamo: La diversità delle lingue (1991), Utopia del comprendere: da Babele ad Auschwitz (2002), Se Auschwitz è nulla (2012), Terrore e modernità (2017).  

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