Equisetàcee

sf. pl. [sec. XIX; dal genere Equisetum]. Famiglia (Equisetaceae) di piante dell'ordine Equisetali formata dall'unico genere Equisetum , con ca. 25 specie diffuse in tutto il mondo, eccetto l'Australia. Sono in gran parte vegetali di dimensioni modeste, dotati di un rizoma sotterraneo da cui si sviluppano fusti aerei di due tipi: sterili e fertili; quelli sterili sono verdi, gracili, articolati in nodi e internodi e ramificati. I fusti fertili, incolori o bruni, anch'essi nodosi ma privi di ramificazioni, reggono all'apice uno strobilo di sporofilli. Sia i fusti sterili sia quelli fertili portano a ogni nodo un verticillo di foglioline squamiformi, che formano una guaina. Alcune specie di Equisetacee sviluppano un solo tipo di fusti: questi sono verdi, ramificati e portano gli strobili all'apice di ciascun ramo. Gli sporofilli, a forma di chiodo con capocchia molto sviluppata, sostengono un certo numero di sporangi che a maturità liberano le spore, dotate di appendici nastriformi (elateri) che ne favoriscono la disseminazione. Pur essendo tutte uguali fra loro (isospore), esse germinando danno origine a protalli di sesso diverso (i maschili con anteridi, i femminili con archegoni) secondo le condizioni ambientali del luogo dove cadono. Le Equisetacee ebbero grande sviluppo nelle ere geologiche passate, soprattutto durante il Carbonifero, quando arrivarono a costituire una frazione rilevante delle foreste allora esistenti anche con forme arboree di mole gigantesca. Fra le Equisetacee fossili: i generi Equisetites, Phyllotheca e Schizoneura.

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