Estìa

(greco Hestía), personificazione divina del “focolare”, da cui trae il nome, nella religione dell'antica Grecia. Il focolare, centro della casa, veniva ad assumere, presso i Greci, anche il valore di centro cosmico; inoltre, come luogo di sacrifici, era l'intermediario tra uomini e dei. Estia era la prima figlia di Crono e Rea, sorella di Zeus. Secondo il mito, volle restare vergine nonostante gli dei Posidone e Apollo la chiedessero in sposa. Era inoltre l'unica divinità che non si spostava mai dall'Olimpo, simboleggiando così la purezza e la stabilità del focolare. § La dea non era caratterizzata da particolari attributi per cui la sua identificazione è apparsa spesso incerta. Statue di Estia erano collocate nei pritanei di molte città greche e una, opera di Skopas, si trovava a Roma negli Orti Serviliani. Era anche raffigurata nel fregio orientale del Partenone e sui rilievi del trono di Zeus a Olimpia. La cosiddetta Estia Giustiniani (copia di un originale di stile severo, Roma, Museo Torlonia) deve ritenersi forse Demetra o Era. È probabile che debba riconoscersi Estia nella dea seduta, con il capo velato, raffigurata in vari rilievi votivi greci o romani di derivazione greca, fra cui l'altare dei dodici dei di Ostia. Le rappresentazioni più sicure di Estia sono quelle dei vasi attici: sul celebre vaso François, dipinto da Clizia, la dea, senza particolari attributi, partecipa al corteo degli dei; in una coppa del Pittore di Sosias del Museo di Berlino e nella grande coppa tarquiniese di Oltos, Estia siede tra gli altri dei, nel primo caso con il capo velato e una coppa nella mano protesa, nel secondo caso con il capo scoperto e un ramo carico di frutti nella mano destra.

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