Fishta, Giorgio

poeta albanese (Fishta 1871-Scutari 1940). Abbracciata la carriera ecclesiastica nell'ordine dei francescani, pose la sua cultura letteraria a servizio della lotta per l'emancipazione dell'Albania dalla Turchia, sostenendo anche l'introduzione dell'alfabeto latino (accettato nel Congresso di Monastir, 1908). Ma il suo nazionalismo ne favorì in seguito la conversione politica al fascismo e, di conseguenza, la sua accettazione della conquista dell'Albania da parte dell'Italia (1939), che gli valse la nomina ad accademico d'Italia (1939). La sua opera principale è Il liuto della montagna (ed. definitiva 1937), monumentale poema della lotta per l'indipendenza, considerato il capolavoro della letteratura albanese: è un inno all'albanesità nella lotta contro l'invasore turco e contro il rischio di penetrazione slava in territorio albanese. Notevoli le raccolte di liriche Il meriggio delle Muse (1913), di soggetto vario, e quelle di odi e di inni religiosi La danza del Paradiso (1925); i due volumi di satire Le vespe del Parnaso (1907) e L'asino di Babatazi (1923); le tragedie in versi Giuda Maccabeo (1923), Ifigenia in Aulide (1924); i melodrammi L'uomo albanese civilizzato (1926), La donna albanese civilizzata (1927).

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