Fracastòro, Giròlamo

umanista e scienziato (Verona 1478-Incaffi, Verona, 1553). Affrontò con successo gli studi nei più vari campi del sapere, assumendo poi particolare fama come medico soprattutto per i suoi studi sulle malattie, così da poter essere considerato uno dei primi esponenti e fautori della patologia moderna. Nelle sue opere (Dies critici vel de dierum criticorum causis, 1538; De contagione et contagiosis morbis, 1546) elaborò le teorie del contagio dovuto a germi e avanzò ipotesi sulle cause e le vie delle infezioni poi confermate, nel loro insieme, dagli studi svolti nel sec. XIX. La sua opera più celebre è il poema in esametriSyphilis sive de morbo gallico (1530) nel quale in forma mitologica espone l'origine del male (cui rimase il nome sifilide, datogli da Fracastoro), il suo manifestarsi e la terapia mediante il guaiaco e il mercurio, favolosi protagonisti anch'essi della narrazione. In campo astronomico, è famosa la sua opera Homocentricum (1538), nella quale propose un'alternativa al sistema cosmologico tolemaico riprendendo il sistema delle sfere omocentriche di Eudosso, portate a 79 per tenere conto di tutti i particolari del moto dei pianeti. Dei tre dialoghi filosofici scritti nell'ultimo anno di vita, il più notevole è Naugerius sive de Poetica (edito postumo nel 1555), per la difesa che Fracastoro compie dell'autonomia dell'arte.

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