Gershwin, George

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Biografia

Pianista e compositore statunitense (Brooklyn 1898-Beverly Hills 1937). Figlio di ebrei russi, rivelò precoci doti musicali; ebbe qualche lezione privata, ma poi affinò la sua tecnica pianistica imitando i pianisti di ragtime, soprattutto afroamericani (Luckey Roberts, J. P. Johnson), cui si ispirò all'inizio. Assunto (1914) come propagandista di canzoni da un editore, poco dopo iniziò a perforare rulli di piano meccanico, che ci danno ampia documentazione (1915-25) della sua crescita. Nel 1916 compose un rag (Rialto Ripples) e nel 1919 colse il primo successo con una canzone, Swanee. In breve si impose a Broadway come autore di musiche per riviste. Lavorò (1920-24) per i fastosi George White's Scandals, e scrisse un'operina di ambiente afroamericano (Blue Monday Blues, 1922), che non ebbe grande successo. Nel 1924 P. Whiteman gli commissionò una pagina di “jazz sinfonico” per la sua orchestra, la Rhapsody in Blue, che lo consacrò, perché sebbene abbia una forma disorganica, contiene splendide idee melodiche. Ne nacque un tenace equivoco: per milioni di persone la Rhapsody fu “il jazz”, il che non era né voleva essere. In seguito Gershwin affinò la sua padronanza delle tecniche compositive, creando il Concerto in F (1925), An American in Paris (1928), la Second Rhapsody (1932), le I Got Rhythm Variations sulla sua stessa canzone (1934) e l'opera Porgy and Bess (1935), tutta ispirata al canto popolare nero, e solo tardivamente riconosciuta come capolavoro del teatro musicale moderno. La produzione colta di Gershwin conta anche pagine pianistiche (Preludes, Song Book, Promenade per l'amico F. Astaire). Tuttavia il suo lavoro principale fu sempre quello di scrivere canzoni per riviste gaie, spesso su parole del fratello Ira (New York 1896-Beverly Hills 1938); primo successo teatrale fu Lady Be Good (1924), seguito da Oh, Kay!, Girl Crazy, Funny Face. Divenuto celebre, Gershwin si dedicò a spettacoli dalla trama più impegnata: la satira politica di Strike Up the Band fece scandalo (è la storia di un presidente americano che dichiara guerra a un'altra nazione per incrementare gli affari). Negli ultimi anni Gershwin si trasferì a Hollywood e scrisse musiche per film (Voglio danzar con te, Una magnifica avventura, Follie di Hollywood). Morì all'improvviso per un tumore al cervello; era stato appena nominato Accademico di S. Cecilia.

Opere

Il catalogo di Gershwin conta centinaia di canzoni, fra le quali citiamo: Somebody Loves Me, I'll Build a Stair-way to Paradise, Fascinating Rhythm, Oh Lady Be Good, The Man I Love, That Certain Feeling, Clap Yo' Hands, Do Do Do, Someone to Watch over Me, Strike Up the Band, 'S Wonderful, My One and Only, How Long Has This Been Going on?, I've Got a Crush on You, Liza, Soon, Embraceable You, I Got Rhythm, But Not for Me, Mine, Blah Blah Blah, By Strauss, Let's Call the Whole Thing Off, Slap That Bass, They All Laughed, They Can't Take That Away from Me, A Foggy Day, Nice Work if You Can Get It, Love Walked In, Love Is Here to Stay e le arie di Porgy and Bess (tra cui Summertime). Gershwin è uno dei massimi musicisti del sec. XX, e forse il più popolare, eppure è ancora poco capito: la fama ottenuta in vita ne ha sancito la straordinaria potenza di invenzione melodica, ma per il resto la discussione si trascina tuttora in un mare di equivoci. Figlio del ragtime, Gershwin portò sempre amore e rispetto alla cultura nera (che è invece ignorata dai suoi biografi ed esegeti). Non a caso i jazzisti hanno tanto amato e rielaborato le sue canzoni: I Got Rhythm è il secondo giro armonico più comune nel jazz, dopo il blues. Di qui Gershwin pervenne a un'utopica visione di sintesi fra tutte le culture americane (con la afroamericana in un ruolo centrale) animata da un grande, attualissimo messaggio di rottura delle barriere razziali e culturali fra gli uomini, e delle barriere tra raziocinio, sentimento e fisicità “dentro” l'uomo.

Bibliografia

R. Chalupt, George Gershwin, le musicien de la Rhapsody in blue, Parigi, 1948; M. Pasi, George Gershwin, Parma, 1958; F. Altmann, George Gershwin, Minneapolis, 1968; G. Vinay, Gli anni di Gershwin, Firenze, 1987.

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