Graal

calice che secondo le leggende medievali sarebbe stato usato da Cristo nell'Ultima Cena; oppure la coppa in cui Giuseppe d'Arimatea avrebbe raccolto il sangue di Cristo crocifisso (secondo talune leggende si tratterebbe dello stesso calice, che sarebbe stato adoperato nelle due occasioni). Secondo la leggenda, sorta in Spagna o nella Francia del Sud intorno al 1100, e in cui si mescolano elementi pagani, orientali, celtici e paleocristiani, il Graal è un oggetto sacro e misterioso che viene custodito in un tempio o castello in Bretagna. I mortali che riescano ad arrivarvi conquisteranno la felicità terrena e celeste, ma solo ai puri è dato raggiungerlo. La leggenda è una delle creazioni poetiche più alte del Medioevo europeo. Inserita nel ciclo arturiano, essa trova la sua prima grande espressione letteraria nel Perceval ou le conte du Graal di Chrétien de Troyes (ca. 1180), poema cavalleresco rimasto incompiuto e continuato da altri poeti. Il processo di sublimazione religiosa della tematica cavalleresco-mondana, avviato da Robert de Boron nell'Estoire du Graal, detta anche Joseph d'Arimathie (intorno al 1200), si compie nelle numerose versioni in prosa della leggenda, di cui si ricordano il Lancelot (1220-25) e la Queste dou Saïnt Graal (ca. 1220), dove ormai la ricerca del Graal s'identifica con la ricerca di Dio. In Germania l'opera di Chrétien de Troyes viene ripresa da Wolfram von Eschenbach nel Parzival (ca. 1200-10), poema di una profonda complessità; in quest'opera il Graal diventa il simbolo mistico della possibile armonia tra Dio e l'uomo, e la visione ancora mondana del poeta francese è allargata a “immagine dell'universo metafisico”. Anche in Germania le versioni della leggenda del Graal sono numerose; ed essa è alla base sia del Parsifal (1882) sia del Lohengrin (1848) di Wagner.

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