Ireland, David

scrittore australiano (Lakemba, New South Wales, 1927). Animato da un forte senso morale e da un vivo interesse per i problemi sociali, Ireland dipinge, in uno stile originalissimo tra il surrealista e il favolistico, le contraddizioni di un mondo, quello australiano, alle prese con la sua fase di “adolescenza industriale”, in cui il culto per il profitto e la produttività è talmente radicato da condannare all'inesistenza sociale chi se ne pone al di fuori: i poveri, gli anziani, i disoccupati. I romanzi ruotano intorno al tema dell'esclusione, come The Flesheaters (1972), ambientato in un ricovero per poveri e disoccupati. In The Unknown Industrial Prisoner (1971), virulento e impegnato atto d'accusa contro le assurdità dell'industrialismo, da molti considerato il romanzo più riuscito, Ireland denuncia la disumanità del lavoro in raffineria, protestando contro lo sfruttamento e il degrado della forza lavoro di cui lo stesso scrittore ha fatto parte. The Glass Canoe (1976) descrive una società piatta e conformista, in cui l'unica fuga dalla malinconia e dalla noia è offerta dall'alcol. Lo stile di Ireland, abbandonando poi l'iniziale realismo, diviene favolistico e immaginifico, concentrandosi su temi fantastici e onirici. In A Woman of the Future (1979) e City of Women (1981), sorta di originali apologhi al femminile sul domani del Paese, Ireland afferma la sua fiducia nell'elemento femminile come l'unico in grado di contrastare la bestialità della civiltà industriale. Archimedes and the Seagle (1984) ha per protagonista un cane, simbolo della gioia di vivere e della bellezza della natura: un romanzo ottimista che riafferma l'interesse dello scrittore per l'individualità e la fantasia.

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