Isaìa

(ebraico Jěšaʽjāhū). Il maggiore dei profeti ebraici (sec. VIII a. C.). Nobile di nascita, sposò una “profetessa”, da cui ebbe due figli. Conosciuto a corte, vi aveva libero accesso e il suo consiglio fu spesso richiesto, specialmente dal re Ezechia, mentre era oggetto dei suoi rimbrotti il “laicismo” eccessivo del re Achaz. La sua attività si svolse per oltre un trentennio, in un periodo denso di avvenimenti per i due regni ebraici. Contro le tentazioni di alleanze con i vicini popoli pagani, con l'Assiria (di qui le invettive più veementi di Isaia contro Achaz, quando il re si alleò proprio con l'Assiria), con l'Egitto o con Babilonia, Isaia, preoccupato per le conseguenze religiose, consigliò sempre l'indipendenza politica, ma i vari re obbedirono piuttosto alle esigenze politiche del momento. La predicazione del profeta si va precisando su di una triplice direttiva: ridare alla religione la sua purezza monoteistica e morale; inculcare la giustizia nei rapporti umani; ridare a Israele il senso di popolo eletto e di appartenenza a Yahwèh. In quell'epoca, le relazioni politiche e commerciali con Aramei, Egiziani, Assiri e Babilonesi favorivano l'infiltrazione di culti astrali accompagnati alla magia, alla divinazione e al lusso smodato; le relazioni sociali erano turbate da impressionanti trasgressioni alla giustizia e dalla violenza. Contro queste evidenti infrazioni alla legge yahwistica la parola d'Isaia è come una sferza castigatrice, ma tesa nel contempo a ricostruire le linee della moralità tradizionale con un appello appassionato al ritorno alla fede e all'abbandono in Dio, con una potenza espressiva ravvivata continuamente da vigorose immagini, che rivelano l'indole creativa d'Isaia e ne fanno il maggiore poeta ebraico. § Il libro contenente le profezie d'Isaia era tradizionalmente composto di sessantasei capitoli, tutti attribuiti al profeta. Ma la critica moderna ha potuto stabilire che la suddivisione in sessantasei capitoli è frutto di una sistemazione del testo fatta nel sec. XIII d. C. e che l'intera opera tratta periodi ben diversi: avvenimenti del sec. VIII a. C. (cap. 1-39), l'esilio (sec. VI a. C.; cap. 40-55), il post-esilio (sec. V a. C.; cap. 56-66). A queste sensibili differenze cronologiche si aggiungono grosse variazioni di lingua e di stile, per cui i critici sono propensi a parlare di un Primo Isaia, dove prevale l'opera di discepoli del profeta (quasi certamente Isaia non ha lasciato niente di pugno proprio) e che prima della stesura definitiva hanno dato luogo a molti rimaneggiamenti; un Deutero-Isaia, opera di autore ignoto, probabilmente un esiliato; un Trito-Isaia, scritto da un anonimo dopo l'esilio (sec. II-I a. C.?). I Rotoli del Mar Morto hanno portato alla luce un intero manoscritto del libro d'Isaia, che rappresenta il testo più antico in nostro possesso (sec. II-I a. C.?): numerose sono le varianti ma sostanziale l'unità con il testo masoretico (sec. VII d. C.).

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