Generalità

Città (5.063.499 ab. nel 1998) del Pakistan, capoluogo della provincia del Punjab, 265 km a SSE di Islamabad, a 216 m alla sinistra del fiumi Ravi. Città di origine antichissima, si è affermata in epoca recente come centro commerciale e industriale e oggi è soprattutto un grande mercato del cotone e del grano, coltivati in notevole quantità nei suoi dintorni; è inoltre sede di numerose industrie, tra cui primeggiano quelle di costruzioni ferroviarie, le fabbriche di materiale elettrico e di macchine per cucire, gli impianti tessili, dei tappeti, calzaturieri e della gomma. Diffusa la lavorazione artigianale dell'oro e dell'argento. Importantissimo nodo di comunicazioni terrestri sia ferroviarie sia stradali del Paese, è dotata anche di aeroporto. Sede universitaria dal 1882, possiede un patrimonio artistico e culturale di notevole interesse.

Storia

Venne fondata nel sec. I o II d. C.; Gasnavidi e Goridi (sec. XI o XII) ne fecero la capitale delle loro conquiste indiane; i Moghūl ne mantennero l'importanza e la ornarono di monumenti. Vi regnarono poi i Sikh dal 1768, e nel 1849 venne occupata dagli Inglesi.

Archeologia e architettura

L'imperatore Akbar (1556-1605) eresse la cinta muraria, poi ricostruita nel 1812, di cui rimangono ancora cospicue vestigia. Nell'angolo nord-ovest fu costruito il forte che presenta una sistemazione simmetrica, in quanto l'area rettangolare è divisa longitudinalmente in due spazi uguali, che raggruppano da una parte gli edifici pubblici e i servizi e dall'altra i palazzi reali. I pochi resti che risalgono ad Akbar si distinguono per l'arenaria rossa usata e per il sistema trabeato combinato con mensole, secondo lo stile dell'imperatore. Gran parte degli edifici esistenti furono innalzati da Shāh Jahān e si tratta di padiglioni in marmo bianco scanditi da colonne e snelli pilastri, terminanti con capitelli foliati e archi polilobati. A questa epoca appartengono il Diwan-i-amm (sala delle udienze pubbliche), il Diwan-i-khass (padiglione riservato alle udienze private), lo Shish Mahal che prende il nome dal rivestimento di specchi colorati sulle pareti, il Khwabgah, padiglione in marmo con archi polilobati, e la Moti Masǧid, piccola moschea di palazzo che deve il suo nome alla levigatezza e al candore del marmo. A distinguerlo dagli altri forti è la decorazione a mattonelle smaltate di influenza persiana che si estende oltre che sugli edifici, sul muro esterno del forte, dalla porta dell'Elefante (Hathi Pol) fino al quadrangolo di Jahānġir . Lo stesso stile coloristico di influenza persiana si trova anche nella moschea di Wazir Khan (1634) e nello Šalimar Baġh (1637), il giardino formato da grandi terrazze degradanti, in cui l'acqua per mezzo di cascate, piscine e fontane fa da protagonista fra il verde delle aiuole e i padiglioni di marmo. Aurangzeb, l'ultimo dei grandi imperatori Moghūl, fece costruire nel 1674 la Bādshāhī Masǧid che con il suo aspetto imponente e sobrio è l'esempio più evidente del cambiamento di stile che avvenne in quegli anni.

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