Marinétti, Filippo Tommaso

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poeta e narratore italiano (Alessandria d'Egitto 1876-Bellagio 1944). Laureato alla Sorbona, entrò in contatto con i gruppi d'avanguardia. Scrisse le sue prime opere in francese: il poema La conquête des étoiles (1902), la raccolta di versi Destruction (1904), la tragedia satirica Le roi Bombance (1905). In quello stesso anno fondò la rivista Poesia, che promosse giovani autori conosciuti con il nome collettivo di “poeti incendiari”. Il 20 febbraio 1909 pubblicò sul il famoso , in cui proclamava con veemenza la necessità di aderire al proprio tempo, caratterizzato dalla velocità e dalla macchina, e di lottare in ogni campo contro la tradizione. Seguirono anche il Manifesto politico del Futurismo e il Manifesto tecnico della letteratura futurista (1912), in cui Marinetti diede al suo movimento un'autonomia artistica, enunciando la nuova poetica delle “parole in libertà”. Di quegli anni sono le opere più importanti, che ebbero grande risonanza in tutta Europa: Mafarka il futurista (1910), Le monoplane du pape (1912), Zang-tumb-tumb (1914). Il suo nazionalismo lo portò a esaltare l'impresa libica (La bataille de Tripoli, 1912), l'intervento nella prima guerra mondiale (nel 1915 riunì i suoi discorsi nel volume Guerra sola igiene del mondo) e il regime fascista. Divenuto accademico d'Italia (1929), Marinetti cristallizzò i suoi slanci avanguardistici in una stanca ripetizione di motivi, che fornisce interesse solo alla curiosità degli storici del movimento futurista. Sono tipici di questa seconda fase marinettiana: Otto anime in una bomba (1919), L’alcova d’acciaio (1921), Gli indomabili (1922), Spagna veloce e toro futurista (1931), L’aeropoema del golfo de La Spezia (1935), Il poema africano della divisione 28 ottobre (1937), Il poema di Torre Viscosa (1938). Nel 1960 è stato pubblicato il Teatro di Marinetti, altra testimonianza del pirotecnico gioco marinettiano, fertile di stimoli nell'invenzione teatrale europea, da Majakovskij a Beckett.