Marino, Giambattista

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Biografia

Poeta italiano (Napoli 1569-1625). Figlio di un giureconsulto, interruppe presto gli studi di legge, cui era stato avviato dal padre, per dedicarsi alle lettere. Cacciato di casa per la sua vita dissipata, nel 1596 fu assunto come segretario da Matteo di Capua principe di Conca, presso il quale rimase fino al 1600, compiendo la sua prima esperienza di vita cortigiana. Imprigionato (1598) per aver sedotto una giovane, morta poi per aborto, fu liberato per l'intervento del suo protettore, ma fu arrestato una seconda volta sotto l'accusa di avere falsificato dei documenti. Evaso dal carcere, si rifugiò a Roma, dove entrò al servizio del cardinale Pietro Aldobrandini. Nel 1608 Marino seguì Aldobrandini a Torino, presso la corte di Carlo Emanuele I, che insignì il poeta dell'ordine mauriziano (di qui l'epiteto di “cavalier Marino”); ma gli onori conseguiti gli attirarono la rivalità del poeta G. Murtola che, dopo uno scambio di ingiurie in versi (le “risate” di Murtola, raccolte nella Marineide, e le “fischiate” di Marino, pubblicate con il titolo di Murtoleide), attentò alla vita di Marino, il quale tuttavia si adoperò perché il rivale scampasse alla condanna a morte. Caduto in disgrazia presso il duca per oscuri motivi, soffrì la prigione per quasi un anno (1611-12); liberato, si recò in Francia, dove, godendo della protezione della regina Maria de' Medici e poi del re Luigi XIII, ottenne fama e onori. Tornato in Italia (1623) al seguito del cardinale Maurizio di Savoia, ebbe a Roma accoglienze trionfali; accolto a Napoli con entusiasmo da autorità e popolo, ebbe, alla sua morte, funerali degni di un re.

Opere

La sterminata produzione di Marino comprende: la Lira (prima e seconda parte, 1608; terza parte, 1614), raccolta di sonetti, canzoni e madrigali; gli Epitalami (1616), componimenti di argomento encomiastico; la Sampogna (1620), raccolta di idilli favolosi e pastorali; la Galeria (1620), serie di componimenti dedicati a illustrare opere d'arte reali e immaginarie; le Egloghe boscherecce (1620, edizione probabilmente abusiva; 1627, postuma, nuova edizione), raccolta di poesie giovanili; le Rime nuove (postuma, 1627), ancora sonetti, canzoni, madrigali; la Strage degli Innocenti (postuma, 1632), poemetto epico in quattro canti in ottave. In prosa, Marino scrisse le tre Dicerie sacre (1614), che ebbero notevole influsso sull'oratoria sacra barocca, e numerose Lettere. Sintesi dell'esperienza artistica di Marino e capolavoro del barocco letterario italiano è l'Adone (1623), in cui culmina la poetica mariniana della “meraviglia”, dichiarata dal poeta in un famoso verso della Murtoleide come il fine della poesia. Occorre però distinguere tra la meraviglia intenzionalmente ricercata, pertanto priva di ogni palpito umano, e la meraviglia che è ingenua emozione di fronte alla segreta magia delle cose, avidità di possesso degli oggetti preziosi e delle opere d'arte, stupore dinanzi allo splendido spettacolo di parchi, fontane, palazzi. Nasce di qui il linguaggio prezioso di Marino, fatto di sottili allusioni, di complesse analogie, di ardite metafore: l'ingegnosità è per Marino la sola forma poetica valida, perché la parola semplice e comune è inadeguata a esprimere lo stupore dei sensi. Accanto alla ingegnosità, l'altra componente fondamentale del poema è la sensualità: alla tematica erotica, ereditata da Tasso, Marino imprime il carattere di unica certezza che rimane nello sconvolgimento dei valori determinatosi in seguito alla dissoluzione della dottrina peripatetica e al formarsi di una nuova gnoseologia. Ne consegue quella ricerca inesausta di nuovi domini della realtà ancora inesplorati, che fa dell'Adone un immenso inventario della realtà fisica e della realtà delle lettere, dei particolari sensibili della natura e dei gioielli preziosi della letteratura. Pur proiettato verso il mondo esterno all'uomo, il poema è tuttavia percorso da un sentimento profondamente umano, e cioè dalla coscienza della vita che fugge, come favola breve.

Bibliografia

G. Getto, Il barocco in Italia, Roma, 1962; M. Guglielminetti, Tecnica e invenzione nell'opera di Giambattista Marino, Messina-Firenze, 1964; A. Asor Rosa, Giambattista Marino, in C. Muscetta (a cura di), La letteratura italiana. Storia e testi, Bari, 1974; M. Pieri, Marino e i marinisti, Napoli, 1990.

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