Maron, Monika

scrittrice tedesca (n. Berlino 1941). Nel 1951, all'età di dieci anni, si è trasferita nella DDR, dove il patrigno Karl Maron era Ministro degli Interni. Dopo aver studiato e aver lavorato come iuto regista e come giornalista, ha iniziato, a partire della fine degli anni Settanta a dedicarsi a tempo pieno all'attività letteraria nella Berlino Est. Nel 1988 si è trasferita nella RFG, con un visto della durata di tre anni, durante i quali ha vissuto ad Amburgo. Nel 1992 è tornata a Berlino, ormai riunificata in seguito alla caduta del muro, dove ha continuato la propria attività di scrittrice. Ha esordito nel 1981 con Flugasche (Cenere in volo), cui ha fatto seguito nel 1992 Das Mißverständnis (Il malinteso). Nel 1986 ha pubblicato Die Überläuferin. Anche dopo la caduta del Muro di Berlino è rimasto centrale nelle sue opere il problema dei rapporti tra i Tedeschi. Tratta di conflitti generazionali il romanzo assai controverso Stille Zeile sechs (1991; Riga silente sei). Del 1993 è la raccolta di articoli e saggi Nach Maßgabe meiner Begreifungskraft (In ragione della mia forza di comprensione) e l'anno successivo esce Stille Zeile sechs (1994; Via alla Quiete, 6), romanzo-inchiesta condotto con grande abilità dalla mano della scrittrice. Grande successo di pubblico ottiene il romanzo Animal triste (1996) in cui una donna anziana rievoca, chiusa nel proprio isolamento, un amore del passato. Nel 1999 ha dato alle stampe Pawels Briefe, e nel 2002 Endmoränen Quer über die Gleise. L'amata città di Berlino viene rievocata nell'opera Geburtsort Berlin (2005; La mia Berlino). Tra le opere più recenti si ricordano Ach, Glück (2007), Bitterfelder Bogen. Ein Bericht (2009), Zwei Brüder: Gedanken zur Einheit 1989–2009 (2010), Zwischenspiel (2013) e Munin oder Chaos im Kopf (2018). Monika Maron è stata insignita del Kleist Prize nel 1992 e del Friedrich Hölderlin Prize nel 2003. 

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