Martinétti, Pièro

filosofo italiano (Pont Canavese, Torino, 1872-Castellamonte 1943). Laureato a Torino, perfezionò poi i suoi studi in Germania con W. Wundt. Nel 1906 ottenne la cattedra di filosofia teoretica a Milano, ma la dovette lasciare nel 1931 per il suo antifascismo. Le premesse del pensiero di Martinetti si devono ricercare nella sua opera prima, Il sistema Samkhya: studio della filosofia indiana (1897), che enuncia il suo razionalismo religioso. Nell'Introduzione alla metafisica (1904) egli compie una radicale ristrutturazione di tutti i sistemi filosofici come gradino alla conoscenza del divino. A differenza degli altri neokantisti italiani, Martinetti giudica il kantismo una metafisica idealistica sottoposta al controllo del pensiero critico e risolventesi in una morale religiosa: l'analisi dei principi dell'intelletto porta a una realtà, che trascende l'esperienza e che è attingibile solo dalla pura ragione. Le forme a priori sono intuizioni unificanti, prefigura di quella unità totale che si realizza solo nella realtà trascendente. Analizzando i vari sistemi filosofici sotto questa visuale, si scopre che tutta l'attività del pensiero è in cammino verso una realtà più alta, che si sostituirà a quella attuale, dandoci la rivelazione dell'essere profondo delle cose. Offrendoci una visione unica delle cose, la filosofia è il mezzo più adatto a questa progressione verso il trascendente, cioè Dio. Altre opere: Breviario spirituale (1923), La libertà (1928), Gesù Cristo e il cristianesimo (1934), Ragione e fede (1942).

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