Murnau, Friedrich Wilhelm

pseudonimo del regista cinematografico tedesco F. W. Plumpe (Bielefeld, Vestfalia, 1888-Santa Barbara, California, 1931). Personalità intellettuale in parte rimasta enigmatica, anche perché diversi dei suoi primi film andarono perduti, ebbe straordinario spicco nell'arte muta in Germania, non facendosi mai costringere entro i limiti e gli stilemi delle correnti cui le sue opere migliori vennero accostate. Così in Nosferatu (1922), che gli diede fama internazionale, la storia di Dracula il vampiro tramutata in “sinfonia dell'orrore” non si avvale di cornici scenografiche inventate, tipiche dell'espressionismo, ma si cala in ambienti reali, caricati d'incubo metafisico. Teso alla depurazione formale, al superamento della barriera tra realtà e fantasia, al raggiungimento di un clima di ballata allegorica, ottenne con L'ultimo uomo o L'ultima risata (1924), che fu subito considerato tra i più grandi film del mondo, una sublimazione simbolica, pur muovendosi, con la cinepresa, nell'ambito del Kammerspiel e sul tema dell'alienazione di un ben preciso individuo. Nei successivi Tartufo (1925) e Faust (1926) si lasciò invece irretire da un formalismo prezioso ma greve, anche perché condizionato dai testi, sia pure riproposti con molta libertà visionaria, eda imponenti mezzi di produzione. Invitato a Hollywood, non attenuò la sua visione pessimistica del mondo, ma almeno nel primo film, Aurora (1927), non indegno del suo più alto passato, si adeguò, come altri europei, al realismo di scuola americana. Scese poi a compromessi nei Quattro diavoli (1929) e subì modifiche e mutilazioni per Nostro pane quotidiano (1930), il che lo convinse ad associarsi a R. J. Flaherty e a rifugiarsi in Polinesia, nel “paradiso perduto” di Bora-Bora, vista come l'ultima isola felice e pagana dove il Bene è la natura e il Male la civiltà. Nacque così, ispirata interamente dalla sua concezione filosofica, la tragedia moderna di Tabù (1931), dove la purezza e l'amore sono soverchiati da un implacabile destino di morte; lo stesso che colse l'autore a 42 anni e nel pieno della maturità in un incidente automobilistico, una settimana prima dell'uscita pubblica del suo capolavoro.

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