Mèdici, Lorènzo de'-, detto Lorenzino e Lorenzàccio

uomo politico e letterato (Firenze 1514-Venezia 1548). Figlio di Pierfrancesco del ramo cadetto dei “Popolani” e di Maria Soderini, alla morte dei genitori fu preso sotto la sua protezione dallo zio Clemente VII che lo affidò alla tutela del cardinale Passerini, portandolo poi con sé a Roma. Ivi il Medici, che sotto le apparenze del giovane solitario e dedito agli studi covava risentimenti e passioni esaltate, improvvisamente compì un gesto clamoroso e gratuito: una notte decapitò le otto statue dei barbari dell'arco di Costantino e quelle delle Muse e di Apollo della basilica di S. Paolo. Espulso da Roma, si recò a Firenze, diventando intimo amico per scelleratezze del cugino Alessandro, duca di Firenze dal 1532. Questo non gli impedì però di tenere segreti legami con i fuorusciti repubblicani, finché il matrimonio che il duca contrasse nel 1536 con Margherita d'Austria non fece precipitare la situazione: la prospettiva che egli potesse avere discendenti, che gli avrebbero ostacolato l'ascesa al ducato, spinse Lorenzo al delitto. Attirato Alessandro in una casa solitaria col pretesto di un convegno amoroso, lo uccise il 6 gennaio 1537. Compiuta l'impresa non seppe però né rivendicare il ducato, né proclamare la repubblica: fuggì a Bologna, poi a Venezia, vagabondò in Francia e in Turchia, infine si stabilì a Venezia e ivi, benché cercasse di tenersi il più possibile nascosto, il 26 febbraio 1548 fu raggiunto e ucciso da un sicario di Cosimo I. § Diede al teatro una commedia, l'Aridosia (1536), dove l'ispirazione classica è arricchita da elementi realistici e da un linguaggio vivace. Scrisse anche versi, lettere e un'Apologia (1539), sobria ed eloquente, con cui volle dimostrare la necessità del tirannicidio da lui compiuto. Alla sua figura hanno dedicato drammi A. De Musset (Lorenzaccio) e Sem Benelli (La maschera di Bruto, 1908).

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