Osìride

dio egiziano, forse il più importante in quanto sintetizza in sé gli aspetti più cospicui e originali della religione e della cultura egiziane: la fondamentale componente agraria, l'istituto della regalità sacra e il culto dei morti. Il ciclo di Osiride può apparire come un corpo a sé nella religione egiziana: culti e miti riguardanti il dio parrebbero giunti all'ufficialità soltanto in un secondo momento nella storia culturale d'Egitto (sempre prima dei testi delle piramidi, comunque), e tuttavia la figura di Osiride trae origine da epoche lontanissime, rinviando a un tipo di essere collegato con l'idea di morte e fecondità (il cosiddetto dema) la cui concezione primitiva risale alla preistoria. Il mito di Osiride è stato frammentariamente tramandato dai testi delle piramidi (2480-2190 ca.) e per intero da Plutarco: secondo tale mito, Osiride viene ucciso dal fratello Seth; il suo corpo è fatto a pezzi e gettato nel Nilo; la sorella-sposa di Osiride, Iside, lo ricompone e ha da lui un figlio, Horus, il quale vendicherà il padre uccidendo Seth. Questo mito è fondamentale per la teologia regale egiziana, in quanto ogni re morto viene identificato con Osiride, mentre il suo successore s'identifica con Horus. Ma è anche fondamentale per la componente agraria della religione egiziana: si festeggiava il seppellimento di Osiride nell'ultimo mese della stagione dell'inondazione del Nilo, come se la morte di Osiride fosse necessaria alla fertilità della terra, al modo con cui lo era l'inondazione stessa. Il tutto era poi proiettato in una dimensione cosmogonica: quasi il ritorno del caos, con l'inondazione e la morte di Osiride, finché con la riemersione della terra si aveva una specie di rinascita del mondo. Infine, il mito della morte di Osiride concerneva le concezioni egiziane sull'oltretomba: una volta ucciso, Osiride, anche se il suo corpo era stato ricomposto, restava sempre un dio-morto, più precisamente il dio dei morti che accoglieva nel suo regno i defunti. Era un modo di esprimere la certezza di un prolungamento dell'esistenza individuale dopo la morte, mediante la figura di Osiride: come Osiride, anche se ucciso e fatto a pezzi, non scompare, così l'uomo non scomparirà dopo la fine della sua vita terrena. Il culto funerario, almeno per quanto riguardava il re nelle epoche più lontane, consisteva nell'“osirizzazione” del cadavere, ossia in un processo che lo rendeva simile a Osiride; in epoche recenti il rito è stato applicato anche ai defunti non regali. § Osiride è rappresentato in forma umana, stante o in trono, recante gli attributi caratteristici: il pastorale e il flagello . Il capo è coperto da un'alta corona fiancheggiata da penne e uno stretto mantello avvolge la figura (si è parlato infatti anche di aspetto “mummiforme”) . Il dio appare spesso nelle vesti di giudice delle anime morte, ma sono anche rappresentate le vicende della sua resurrezione o le nozze postume con Iside. In epoca romana fu diffusa la raffigurazione di Iside e Osiride come coppia di serpenti.

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