Rauwolfia

genere di piante della famiglia Apocinacee con oltre 150 specie diffuse in tutte le regioni tropicali e subtropicali, ma soprattutto nell'Asia sud-orientale. Sono arbusti alti fino a ca. 1 m, con foglie opposte o verticillate a gruppi di 3 o 4, fiori piccoli, pentameri, e frutti a drupa piccoli anch'essi, talvolta concresciuti a 2 a 2. Nella corteccia delle radici molte Rauwolfia contengono vari principi attivi di grande interesse farmacologico; solo due specie, peraltro, trovano effettivo impiego in campo terapeutico, ovvero la Rauwolfia canescens e soprattutto la Rauwolfia serpentina. Quest'ultima, originaria dell'Himalaya, già da tempi molto remoti era impiegata nella medicina popolare indiana contro il morso dei serpenti e come rimedio antipiretico, emmenagogo, uterocinetico, antisettico, purgativo, ecc., e, successivamente, ma sempre su basi empiriche, nella cura delle malattie mentali. In Occidente, al contrario, per quanto nota ai botanici già dal sec. XVI, la pianta non destò alcun interesse in campo scientifico fino a tempi molto recenti, quando ne è stata riconosciuta l'eccezionale importanza terapeutica nel trattamento dell'ipertensione, delle psicosi schizofreniche e in numerose altre affezioni. Le radici della Rauwolfia serpentina vengono poste in commercio essiccate, in pezzi cilindrici la cui corteccia, che rappresenta la droga vera e propria, si stacca facilmente dal legno. Essa ha colore giallo-grigiastro o bruno, sapore amaro e odore simile a quello della patata; secondo il luogo di provenienza se ne distinguono 8 qualità, che contengono una quantità molto variabile di principi attivi, quasi sempre alcaloidi. Fra questi, che sono molto numerosi e non tutti identificati, i più importanti sono la rescinnamina, la raunescina, la deserpidina e la yohimbina, oltre alla reserpina, alla quale ultima si deve principalmente l'azione ipotensiva e psicolettica della droga.

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