Rezníček, Pavel

poeta e narratore ceco (Blansko 1942). Un'inimbrigliabile fantasia, un antilirismo programmatico e una propensione naturale all'umorismo nero caratterizzano la sua scrittura, germinata da frange estreme ed estremistiche del surrealismo francese (B. Péret, J. Mansour). Se la sua poesia, raccolta sporadicamente in La carne sotto il mucchio (1978), Il cratere Resnik e altre poesie (1990) e nell'antologia Il muscolo natatorio (1995), è sostenuta da una cascata di immagini improbabili di bizzarra violenza, la sua prosa – retta da un linguaggio lirico, colloquiale e fin volgare – si fonda invece sulla sistematica negazione dei legami logici, come nei racconti de Il cane a specchio (1986) e nel romanzo Alexandr in tram (1994, ma del 1976), sostituiti talvolta dalla ferrea logica interna delle immagini stesse, come nel Soffitto (1983), forse la sua opera migliore. A contrasto dei successivi romanzi ancora tramati di grottesca ironia e inaspettati lampi associativi – da Bestie (1993) a Cerf volant (1995), a Il barbiere e le scarpe (1997) – si dispiegano le più pacate cadenze dei tre volumi di ricordi Le stelle della vecchia bottega (1992-98).

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