Rodotà, Stefano

giurista, politico e accademico italiano (Cosenza 1933-Roma 2017). Dopo la laurea in Giurisprudenza all’università La Sapienza doi Roma (1955) abbraccia la carriera universitaria insegnando diritto civile negli atenei di Macerata, Genova e a Roma (dal 1966). Risalgono a questo periodo le opere Ideologie e tecniche nella riforma del diritto civile (1967) e Le fonti di integrazione del contratto (1969). Inizia la carriera politica iscrivendosi al Partito radicale di Mario Pannunzio ma rifiuta le candidature al parlamento che gli offre Marco Pannella a metà degli anni ’70. Viene eletto deputato nel 1979 come indipendente nelle liste del Partito comunista italiano e diviene membro della Commissione affari costituzionali. Siederà in Parlamento ininterrottamente (prima con il PCI poi nelle file del PDS) fino al 1994. Presso la Commissione Europea è stato componente del Gruppo di Consiglieri sulle Implicazioni Etiche delle Biotecnologie (1992-1997) e del Gruppo Europeo per l'Etica delle Scienze e delle Nuove Tecnologie (1997-2005). È stato inoltre uno degli autori della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, approvata a Nizza nel dicembre 2000.
Il suo nome è legato soprattutto al ruolo di Presidente dell'organo collegiale del Garante per la protezione dei dati personali (meglio noto come Garante della privacy), ruolo che per primo ha ricoperto a partire dal 1997 e che ha mantenuto fino al 2005. Tra le sue opere, soprattutto nell’ambito del diritto privato e civile, vanno ricordate Il terribile diritto: studi sulla proprietà privata (1981), Repertorio di fine secolo (1992), Libertà e diritti in Italia: dall'Unità ai giorni nostri (1997), Alle origini della Costituzione (1998), Intervista su privacy e libertà (2005), Diritti e libertà nella storia d'Italia (2011), Elogio del moralismo (2011), Solidarietà: un'utopia necessaria (2014).

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