Salazar, Antonio de Oliveira

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uomo politico portoghese (Vimieiro, Beira Alta, 1889-Lisbona 1970). Laureato in legge a Coimbra (1914), si specializzò in economia politica, di cui fu insegnante universitario a partire dal 1918. Deputato del centro cattolico-moderato dal 1921, fu ministro delle Finanze nel 1926, chiamato dal dittatore Carmona, e con più ampi poteri dal 1928. Restaurate le finanze, assunse anche, nel 1932, la presidenza del Consiglio, che mantenne ininterrottamente per 36 anni, fino al 1968, senza diventare mai capo dello Stato. Nel 1933 impose una nuova Costituzione (Estado Novo) che faceva del Portogallo una repubblica “unitaria e corporativa”, con due Camere (Assemblea nazionale, rinnovata ogni 4 anni a suffragio praticamente ristretto, e Camera corporativa), un presidente eletto ogni 7 anni (da un collegio elettorale ristretto a partire dal 1959) e un capo del governo dotato di poteri, di fatto, totalitari, con la virtuale soppressione di ogni opposizione politica. Nello stesso anno (1933) uno Statuto del Lavoro aboliva il diritto di sciopero, organizzando verticalmente i sindacati e le corporazioni e creando tribunali del Lavoro e vari istituti di assistenza e previdenza sociale: un regime (la pubblicistica lo definì “fascismo senza divise”) autoritario, al servizio della destra conservatrice e cattolica. Il lungo governo di Salazar non riuscì però a risolvere il contrasto fra la persistenza di strutture agrarie e sociali arcaiche e l'esigenza di una modernizzazione dell'agricoltura e dell'industria rimaste nelle mani di latifondisti e di poche grandi famiglie (il suo primo Piano di sviluppo fu elaborato solo nel 1953). Appoggiò Franco durante la guerra civile e firmò con la Spagna falangista il Patto iberico (Siviglia, 1942). Benché fervido ammiratore delle potenze dell'Asse, si mantenne neutrale durante la seconda guerra mondiale. Dopo il conflitto fece aderire il Portogallo alla NATO. Scoppiava intanto la rivolta delle colonie africane contro la madrepatria (dal 1961), che costò al Portogallo enormi sacrifici di uomini e di mezzi e un crescente malcontento popolare, invano represso dalla polizia politica (PIDE). Nel 1968, colpito da una grave infermità, lasciò il potere nelle mani di Caetano. Il regime creato da Salazar gli sopravvisse soltanto per poco, fino al 1974.

Bibliografia

A. R. Ferrarin, Storia del Portogallo, Milano, 1940; H. V. Livermore, A New History of Portugal, New York, 1967; J. Pabón, La Revolución portuguesa, Madrid, 1973; E. J. Madison, A Portrait of Antonio de Oliveira Salazar, Oxford, 1979.

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