Sojuz

veicolo orbitale e di trasferimento orbitale russo. Inizialmente destinate all'esecuzione di missioni circumterrestri, le prime effettuarono tutta una serie di esperimenti e di operazioni il cui scopo fondamentale risultò quello di preparare la costruzione di una stazione orbitale permanente, di cui la stazione spaziale Saljut rappresentò una tappa fondamentale. Con l'avvento della Saljut le diventarono sempre più il veicolo di trasporto degli equipaggi dalla Terra alle stazioni orbitali e da queste alla Terra al termine della missione. I veicoli del primo tipo, utilizzati dal 1967 al 1981, erano lunghi circa 7,5 m, con un diametro massimo e minimo di 2,7 m, un peso totale di circa 6500 kg ed erano dotati di due grandi pannelli di celle solari per la produzione di energia elettrica con un'apertura totale di 8,5 m. Le navicelle si compongono di tre moduli: il modulo orbitale, di forma sferica, che contiene il sistema di aggancio con le stazioni spaziali e i contenitori di materiali e di apparecchiature scientifiche; il modulo di comando, dove i due cosmonauti (successivamente tre) rimangono durante il lancio e il rientro sulla Terra; il modulo di servizio, che ospita i serbatoi di propellenti, il sistema di propulsione e i pannelli solari. La 1 fu lanciata il 23 aprile 1967, con a bordo il cosmonauta V.M. Komarov alla sua seconda esperienza nello spazio, dopo la missione Voskhod 1. La navicella rimase in orbita 24 ore compiendo 18 orbite ma, nella fase finale del rientro sulla Terra, l'apertura del paracadute non fu regolare e si schiantò sugli Urali, causando la morte di Komarov. La 2 fu invece lanciata il 25 ottobre 1968 senza equipaggio e avvicinata fino a 180 m dalla 3, lanciata il giorno successivo con a bordo G. Beregovoj. Altre missioni significative della prima serie di navicelle furono: la 10, lanciata il 23 aprile 1971, che effettuò il primo aggancio con la stazione Saljut 1; la 11 che, lanciata il 6 giugno 1971 e dopo essere rimasta agganciata alla Saljut fino al 29 giugno, rientrò come previsto nell'atmosfera terrestre, causando però la morte dei tre cosmonauti G. Dobrovolskij, V. Volkov e V. Patsajev, provocata dall'improvvisa depressurizzazione della cabina; la 19, lanciata il 15 luglio 1975, che per due giorni restò agganciata a un'astronave statunitense Apollo nell'ambito del programma spaziale congiunto Apollo-Sojuz Test Project; la 40, l'ultima della prima serie, che, lanciata in orbita il 14 maggio 1981, trascorse una settimana agganciata alla stazione Saljut 6. Le nuove T, praticamente identiche alle precedenti, ma dotate di una strumentazione di bordo più sofisticata e computerizzata, iniziarono a essere utilizzate già dal 1979. Il 16 dicembre di quell'anno fu infatti collaudata la prima T senza equipaggio, che si agganciò alla Saljut 6. Il primo volo abitato, quello della T2, ebbe invece inizio il 5 giugno 1980 con una durata di quasi quattro giorni. La T15, ultima navicella della seconda serie, fu lanciata nello spazio il 13 marzo 1986 con due cosmonauti e si agganciò alla Saljut 7, che abbandonò il 25 giugno successivo per agganciarsi alla nuova stazione Mir. Il 21 maggio 1986 fu quindi lanciata la prima TM, terza versione aggiornata della navicella spaziale, che effettuò un volo senza equipaggio agganciandosi alla Mir. Le navicelle di questa terza serie ospitarono, oltre ai cosmonauti, passeggeri a pagamento (TM11) o astronauti di altre nazionalità come la britannica Helen Sharman (TM12) e l'austriaco Franz Viehbock (TM13). Nell'ottobre 2000 la portò il primo equipaggio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (SSI). La ricopre un ruolo chiave nella Stazione Spaziale Internazionale come mezzo di trasporto di personale e come capsula di salvataggio: una sempre agganciata alla stazione è infatti in grado di consentire il rientro in emergenza dell'equipaggio di 2 o 3 uomini della Stazione. La viene anche usata come mezzo di trasporto alla stazione spaziale di turisti paganti. Il 29 aprile 2001, per esempio, attraccò alla Stazione Spaziale Internazionale la navicella russa TM32, che portò sulla stazione il primo turista spaziale della storia dell'astronautica, Dennis Tito. La venne anche usata per una missione italiana. Il 25 aprile 2002, verso la Stazione Spaziale partì dal cosmodromo di Bajkonur il taxi spaziale TM34. La missione, battezzata Marco Polo, vedeva a bordo l'astronauta italiano Roberto Vittori. Nel 2003, la sciagura della navetta Columbia, ritardando lo stesso accrescimento della Stazione Spaziale Internazionale, ha anche riversato sulle navicelle tutto il peso del trasferimento degli astronauti dalla Terra alla Stazione e viceversa. Il primo volo umano alla Stazione Spaziale Internazionale dopo il disastro della Columbia venne effettuato dalla TMA-2 il 25 aprile 2003 con l'astronauta statunitense Edward Lu e il comandante russo Yuri Malenchenko, costituenti della Expedition 7, cioè il settimo equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale. Anche le successive Expedition 8 (ottobre 2003), Expedition 9 (aprile 2004) ed Expedition 10 (ottobre 2004) furono fatte con le , mentre continuavano a restare sospesi i voli della navetta statunitense. Il 15 aprile 2005 la TMA-6 è stata lanciata per la SSI con il volo della Expedition 11.

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