Spinéda

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comune in provincia di Cremona (41 km), 23 m s.m., 10,33 km², 620 ab. (spinedesi), patrono: san Vincenzo (22 gennaio).

Centro situato nella pianura alla destra del fiume Oglio. Di origine romana, nei sec. VII-VIII fece parte del Ducato di Brescia. Agli inizi del Mille fu sottoposto alla giurisdizione dell'episcopato cremonese e fu poi assegnato all'ordine monastico di San Benedetto di Leno, con conferma imperiale del 1190. Fu possesso dei Cavalcabò e di Cabrino Fondulo e in seguito, entrato nell'orbita del Ducato di Milano, divenne feudo di vari signori. § L'imponente villa Cavalcabò, eretta nel 1550 e ampliata alla fine del sec. XVIII, conserva un notevole atrio, che dà accesso a un maestoso scalone, e varie sale decorate. Si deve all'architetto Carlo Visioli la ristrutturazione in forme neoclassiche della parrocchiale di San Salvatore. § L'economia si basa sull'agricoltura, favorita da una fitta rete di canali e rogge, con coltivazioni di cereali, barbabietole da zucchero e foraggi per l'allevamento di bovini da carne e da latte; operano anche laboratori nei settori delle lavorazioni meccaniche e dell'abbigliamento.

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