Sternberg, Josef von-

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(propr., Jonas). Regista cinematografico statunitense di origine austriaca (Vienna 1894-Hollywood 1969). Indicato come il più grande cineasta dell'irrealismo e del romanticismo decadente e barocco, come un maestro della luce, delle scenografie, dei costumi, nei film più liberi e ispirati egli seppe trasfigurare il naturalismo degli ambienti e il melodrammatico delle storie in una sensuale molteplicità di spunti e di forme. C. Chaplin capì dal suo primo film sperimentale, Salvation Hunters (1925), che i suoi personaggi non appartenevano unicamente al "reale", ma erano piuttosto "simboli, pensieri"; Chaplin tuttavia, dopo avergli prodotto The Sea Gull (1926), entusiasta di quel primo saggio, non volle distribuirlo. La carriera di Sternberg si configurò presto come un seguito incessante di trionfi e di crolli. Enorme successo ottenne con Underworld (1927; Le notti di Chicago), che per la prima volta proponeva, su soggetto di B. Hecht, il mondo dei gangster, ma lo traduceva, in termini di regia, con l'esaltazione del lato romantico accanto a quello più spiccatamente realistico. Sulla stessa linea si muoveva The Docks of New York (1928; I dannati dell'oceano), una sorta di Kammerspiel espressionista e appassionato, di cui il “verismo poetico” francese avrebbe tenuto il massimo conto. Il film più famoso, Der blaue Engel (1930;L'angelo azzurro), l'unico realizzato in Germania, sembrò un punto fermo nell'ambito del realismo lungo il cammino del regista; egli rilesse il romanzo di H. Mann, concedendo ogni importanza e simpatia alla sciantosa (M. Dietrich, da lui scoperta) come incarnazione di un "Male" attraente, mentre praticamente nessuna al professor Unrath (E. Jannings), al cui servizio il film doveva essere. Sei furono i film hollywoodiani di Marlene e del suo Pigmalione, con l'intermezzo di An American Tragedy (1931; Una tragedia americana), che Sternberg ereditò da S. Ejzenštejn e che realizzò senza interesse: Morocco (1930; Marocco), Dishonored (1931; Disonorata), Shanghai Express (1932) e Blonde Venus (1932; Venere bionda), The Scarlet Empress (1934; L'imperatrice Caterina) e The Devil is a Woman (1935; Capriccio spagnolo); gli ultimi due sono gli specchi geniali delle ossessioni dell'autore e, spesso riproiettati, hanno reso giustizia al talento visionario di Sternberg. Separato dalla Dietrich, il regista fu come smarrito: affrontò senza crederci Crime and Punishment (1935; Ho ucciso!), dovette lasciare incompiuto in Gran Bretagna I, Claudius (1937) e, tra altri fallimenti, solo in Shanghai Gesture (1941; I misteri di Shanghai) e nel film giapponese The Saga of Anatahan (1953; L'isola della donna contesa), che segnò la fine della sua carriera, tentò di ricostruire, sempre artificialmente, quell'atmosfera di sensualità, di perdizione e di bizzarra bellezza ch'era stata delle sue opere più riuscite e fiammeggianti.

Bibliografia

C. Harrington, An Index to the Creative Work of Josef von Sternberg, Londra, 1949; A. Sarris, The Films of Josef von Sternberg, New York, 1967; J. Baxter, The Cinema of Josef von Sternberg, Londra-New York, 1971; G. Buttafava, Josef von Sternberg, Firenze, 1976.

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