Tartini, Giusèppe

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compositore, violinista e teorico musicale italiano (Pirano d'Istria 1692-Padova 1770). Avviato contro voglia alla carriera ecclesiastica, studiò a Capodistria, indi si iscrisse (1708) all'Università di Padova; il matrimonio (1710) e il successivo trasferimento ad Assisi, dove rimase tre anni, posero fine alla sua avventurosa giovinezza e segnarono anche la sua totale dedizione alla musica. Attivo in vari centri teatrali dell'Italia centrale e settentrionale, in qualità di primo violino, fu assunto nel 1721 presso l'orchestra della basilica di S. Antonio di Padova. Qui, salvo una lunga permanenza a Praga tra il 1723 e il 1726, si trattenne per il resto della propria vita, aprendo una scuola di violino presto celebre in tutta Europa. Contemporaneamente si dedicava alla composizione, di pari passo all'approfondimento dei principi fisico-acustici del fenomeno sonoro. Le sue ricerche in tal senso furono condensate essenzialmente nei volumi: Trattato di musica secondo la vera scienza dell'armonia (1754) e De' principi dell'armonia musicale contenuta nel genere diatonico (1767). Il Traité des agrémens de la musique (Trattato degli abbellimenti della musica), edito a Parigi postumo nel 1771 ma già redatto in italiano nel 1740, costituisce una fondamentale guida per l'interpretazione della musica tartiniana e della produzione strumentale italiana tardobarocca. Sul piano della ricerca acustica il principio più rilevante messo a fuoco da Tartini fu quello del terzo suono, destinato a influire sulla sua stessa opera compositiva. Dedicata ai due generi della sonata e del concerto, essa comprende 131 concerti (tutti per violino, a eccezione di due per violoncello e due per flauto) e più di duecento sonate (per violino, violino e basso, per due violini e basso, per due violini, viola, violoncello). Caratteristico dell'opera di Tartini è il ripensamento degli schemi compositivi di A. Corelli e di A. Vivaldi alla luce di una poetica improntata a principi squisitamente illuministici, che mira a riconquistare all'artificio della musica strumentale la naturalezza strutturale ed espressiva della vocalità. Sotto questo punto di vista è significativo che Tartini muova sempre dalla suggestione di uno stimolo letterario (ancorché dissimulato e di fatto superato nel concreto esercizio stilistico che ha di mira forme strumentali pure) e che miri alla ricerca di una cantabilità insieme plasticamente sensuosa ed espressivamente intensa. Musicista tormentato e problematico, Tartini non conobbe la facilità d'invenzione e l'uniformità di livello qualitativo della maggior parte dei suoi contemporanei, ma lasciò pagine di straordinaria altezza inventiva. Tra le più celebri le sonate note come Il trillo del diavolo e Didone abbandonata.

Bibliografia

M. Elmer, Tartini's Improvised Ornamentation, Berkeley, 1962; P. Brainard, Le sonate per violino di Tartini, Catalogo Tematico, Milano, 1975; G. Stefano, Musica barocca, Milano, 1988.

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