Valèri, Diègo

poeta e critico italiano (Piove di Sacco, Padova, 1887-Roma 1976). Al di là dell'apparente semplicità di alcune sue modulazioni canore, emerge nella poesia di Valeri la natura ultima della lezione pascoliana, già in Ariele (1924). In Scherzo e finale (1937) e in Tempo che muore (1942), la necessità di un linguaggio prevalentemente formalista ed esteriore scaturisce dal motivo della solitudine e dell'impossibilità dell'uomo di comunicare con i suoi simili. La Sera (1963) ripropone la vena di un amore sensuale per la vita contrapposto all'antitetica coscienza della morte. Scarnificata è la poesia che emerge dai profili femminili delineati nel Flauto a due canne (1958) e nelle Metamorfosi dell'angelo (1957). Verità di uno (1970) ripropone le caratteristiche emergenti della poesia di Valeri: costruzione ereditata dai classici, aliena da innovazioni o distorsioni sintattiche, uso sottile e raffinato del linguaggio della quotidianità, delicato colorismo, qualità che riaffiorano anche in Poesie piccole (1965), destinate all'infanzia, e poi in Calle del vento (1975) e Poesie inedite o “Come” (post., 1977). Studioso di letteratura francese, ha scritto Poeti francesi del nostro tempo (1924), Saggi e note di letteratura francese moderna (1941), Il Simbolismo francese da Nerval a de Régnier (1954), Da Racine a Picasso: nuovi studi francesi (1956). È stato inoltre fine traduttore di poesia: Lirici tedeschi (1959), Lirici francesi (1960).

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