Vančura, Vladislav

narratore e autore teatrale ceco (Háj, Opava, 1891-Praga 1942). Figura di punta dell'avanguardia letteraria per il suo quasi virtuosistico sperimentalismo, militò nel PCC dal quale fu espulso nel 1929 perché contrario alla linea staliniana. Fu fucilato dai nazisti dopo l'attentato a Heydrich. Esordì con i racconti Il torrente amazzonico (1923) e Lo spilungone, il grassone e l'occhiuto (1924), ma si affermò con il romanzo Il fornaio Jan Marhoul (1924), cui seguirono Campi arabili e campi di battaglia (1925), una protesta contro la guerra, ed Estate capricciosa (1926). I problemi della colpa e del crimine sono alla base dei romanzi Il giudizio universale (1929), Processo capitale ovvero Proverbi (1930) e Markéta Lazarová (1931), il suo capolavoro. Di argomento storico, ma ricchi di elementi fantastici sono La fuga a Buda (1932) e La fine dei vecchi tempi (1934), mentre storico-realistici sono La famiglia Horvat (1938) e gli incompiuti Quadri di storia del popolo ceco (1939-40). Meno incisivo è il contributo di Vančura al teatro (solo Il lago Ukereve, 1935, ebbe un certo successo); notevole invece la sua attività di sceneggiatore e di regista cinematografico.

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