Lessico

sf. [sec. XVI; da abbreviare].

1) Atto ed effetto dell'abbreviare. In particolare, riduzione a sigla per risparmio di tempo e spazio di una o più parole; anche la parola stessa abbreviata: qc. per qualche cosa; cfr. è l'abbreviazione di confronta. In particolare, nella scrittura musicale, simbolo grafico destinato a indicare, in maniera sintetica e rapida, particolarità esecutive che, scritte per esteso nella forma normale, richiederebbero un dispendio di spazio e di tempo assai maggiore.

2) In fonetica, riduzione della quantità di una vocale: per esempio, in latino una vocale lunga si abbrevia davanti a vocale immediatamente seguente, o davanti a consonante finale diversa da s; in greco si abbrevia una vocale lunga davanti a uno dei suoni i, u, r, l, m, n, seguito da consonante (legge di Osthoff).

3) In linguistica, parola usata in forma ridotta: per esempio, auto per automobile, foto per fotografia, ecc.

4) In metrica, unità prosodica misurata breve. In particolare, nella metrica antica, soluzione di uno schema giambico ◡_ in uno schema pirrichio ◡◡ nota come correptio iambica; o misurazione breve di sillaba con vocale breve seguita da consonante muta più liquida o nasale, nota come correptio attica.

Diritto

I termini legali fissati dalle norme di procedura per i giudizi civili e penali possono essere abbreviati (abbreviazione dei termini) nei casi in cui la trattazione della causa sia ritenuta di particolare urgenza. Spetta al presidente del Tribunale, nelle cause civili, ordinare su richiesta di una delle parti l'abbreviazione. In materia penale, invece, è la parte a favore della quale il termine è fissato che può chiederne o consentirne l'abbreviazione.

Epigrafia e paleografia: generalità

Le abbreviazioni formano un importante capitolo nello sviluppo della scrittura. Secondo i periodi di tempo e le forme delle strutture, le abbreviazioni sono ora più rare, ora più frequenti, ma in nessuna scrittura greca, latina e medievale esse mancarono del tutto. § Nelle iscrizioni greche le abbreviazioni sono rarissime in età arcaica e incominciano a comparire come sigle sulle monete. Ancora nel sec. V a. C. i casi di abbreviazioni in iscrizioni su pietra sono singoli; meno rare sono le abbreviazioni su vasi, scudi, doni votivi, coppe e su qualche cippo terminale. In seguito l'uso delle abbreviazioni si diffonde notevolmente; sono abbreviate però sempre parole di uso comune e di facile comprensione: patronimici, demotici (vedi onomastica), nomi di cariche, termini e forme verbali molto frequenti. Si trovano nelle iscrizioni greche sia abbreviazioni per troncamento (cioè omissione della parte finale di una parola: tri per tritos, terzo) sia abbreviazioni per contrazione (cioè omissione delle lettere centrali di una parola: dras. per drachmas). Quest'ultimo tipo di abbreviazioni si trova spesso in iscrizioni cristiane, mentre in genere se ne nota un maggior uso nelle iscrizioni greche di età romana imperiale. L'abbreviazione non viene indicata molto spesso. Lo si fa segnando il troncamento con un doppio punto (in età arcaica i punti sono tre) o con una specie di apex, e la contrazione con una linea sopra le lettere. Nell'abbreviazione per troncamento le lettere possono venir legate l'una all'altra per mezzo di un elemento comune (per esempio,>=nt). Per l'età cristiana è notissima quella costituita dalle due prime lettere del nome greco di Cristo: ☧ e ☧=Christós. Nell'epigrafia latina, l'uso di abbreviazioni e di sigle fu invece molto più diffuso. Si resero con sigle anche frasi di una decina di parole e, d'altra parte, una stessa sigla o abbreviazione può avere più significati (P.P.=Pater patriae, centurio primuspilus, propria pecunia, pecunia publica, ecc.; PR.=praetor, praefectus, procurator, princeps, provincia, ecc.). Nelle iscrizioni latine si trovano quasi esclusivamente abbreviazioni per troncamento (A. per Aulus, IMP. per Imperator), talvolta qualche sigla formata con le consonanti principali di una parola (MCP=municipium, PC=pecunia; per tutti i termini abbreviati in questo modo esistono e sono più frequenti abbreviazioni per troncamento). Abbreviazioni per contrazione compaiono nei sec. V e VI d. C. e nelle iscrizioni cristiane. L'uso di indicarle con un segno (linea sopra le lettere, taglio trasversale, raramente l'apex o il silicicus) trova una certa diffusione dopo il sec. II d. C., senza tuttavia diventare regola. Alcuni termini (prenomi, elementi della titolatura imperiale, nomi delle cariche, formule di dedica, nomi delle tribù, ecc.) sono di regola abbreviati. Da notare infine che quando un'abbreviazione doveva indicare due o più persone (soprattutto per gli imperatori) si raddoppiava o triplicava la consonante con cui finiva l'abbreviazione (AUG.N.=Augustus Noster, AUGG.NN.=Augusti Nostri duo, AUGGG.NNN.=Augusti Nostri tres).

Epigrafia e paleografia: sistemi di abbreviazione

I sistemi di abbreviazione, regolati da principi ben definiti, in paleografia, furono due: rappresentare la parola con un segno convenzionale; dividere il vocabolo in sillabe e rappresentare ciascuna sillaba mediante segni. Il primo è conosciuto con il nome di note tironiane, perché usato da Tirone, liberto di Cicerone; l'altro, formatosi più tardi, prende il nome di tachigrafia sillabica. Nei codici giuridici, a partire dal sec. II, si trova un complesso sistema di forme abbreviative, soprattutto per contrazione, cui si dà il nome di notae iuris. Gli imperatori Teodosio e Giustiniano ne limitarono l'uso, diventato troppo frequente, e solo nel sec. VIII riapparvero, dando luogo al sistema abbreviativo medievale che si fece via via sempre più complesso fino al sec. XIV, in cui cominciò a decadere. § Sin dall'antichità si compilarono elenchi di abbreviazioni per facilitarne l'interpretazione; la prima raccolta fu compilata da Marco Valerio Probo. Nell'età carolingia si fusero elenchi vari di abbreviazioni nei Notarum laterculi, raccolte, queste, non ancora sufficientemente chiare. Più ricchi, precisi e sistematici i lessici moderni, frutto di approfondite ricerche (Cappelli, Martin). La prima storia delle abbreviazioni fu tracciata da L. Traube, seguito da W. M. Lindsay e da altri.

Epigrafia e paleografia: tipi di abbreviazione

I tipi più frequenti di abbreviazioni sono: la sospensione o troncamento (una o più lettere iniziali della parola con omissione della parte finale; per esempio, Kāl=Kalendae); la contrazione (la parte iniziale seguita da quella finale con omissione delle lettere intermedie; per esempio, ōīā=omnia); la aferesi (parte mediana della parola con omissione della parte sia iniziale sia finale; per esempio, ḡ=ergo). L'abbreviazione per sospensione o troncamento, la più antica, è l'unica conosciuta dai Romani ed è diffusissima nelle epigrafi, da cui passò nei manoscritti e documenti. Nella forma più breve si dà la sola lettera iniziale (sigla). Nel Medioevo si fece anche largo uso di più sigle accostate (ss=suprascriptus; fq=filius quondam; pp=praesens praesentibus). Quando la sospensione è costituita dalla prima lettera di due o più sillabe si ha la sospensione sillabica (tm=tamen; tpr=tempore; bn=bene; pcn=pecunia). Quando la sospensione riguarda una sola sillaba si ha l'abbreviazione sillabica (b=bus; p=pre; p=per). La contrazione, derivata dalle note tironiane, cominciò a essere usata nella scrittura comune nel sec. II-III e divenne poi l'abbreviazione medievale più diffusa. L'abbreviazione per contrazione si ha: quando mancano elementi intermedi della parola e l'abbreviazione è indicata da una lineetta sovrapposta (nā=natura; nc=nunc; dr=dicitur; lr= legitur); quando è espresso anche un elemento intermedio (āīā=anima; mīā= misericordia; abbs=abbas). Dalle notae iuris deriva l'abbreviazione per lettere sovrapposte (ṁ=modo; v=vero; ṅ=nunc). L'abbreviazione è accompagnata quasi sempre da segni abbreviativi; i fondamentali sono il punto, il più antico segno abbreviativo, e la lineetta, diritta, ondulata, orizzontale, verticale od obliqua, posta sopra o accanto all'ultima lettera (secondo la posizione che prende rispetto alla lettera p dà luogo a p=per; p=pre; p=pro). I segni abbreviativi sono adoperati con valore generico per indicare solo che la parola è abbreviata, oppure con valore relativo per indicare, secondo il posto e la forma, quale elemento manchi. Vi sono anche segni speciali adoperati per rapidità nello scrivere, convenzionali o derivati dalla tachigrafia antica (> = et;÷=est; 9=us; 9=con).

Bibliografia

M. Guarducci, Epigrafia greca, Roma, 1967-70; I. Calabi Limentani, Epigrafia latina, Milano, 1968; A. Cappelli, Dizionario di abbreviature latine e italiane, Milano, 1979.

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