aflatossicòsi

sf. [comp. dal latino A(spergillus) fla(vus)+tossicosi]. Patologia tossico-alimentare determinata dal consumo di alimenti contaminati da prodotti del metabolismo (aflatossine) di alcuni miceti filamentosi (muffe), quali Aspergillus flavus e Aspergillus parasiticus. Interessa soprattutto gli animali da allevamento ma può provocare danni anche all'uomo. Foraggi, mangimi e particolarmente arachidi, mais, riso, orzo e farine sono gli alimenti che, in condizioni di umidità e calore favorevoli, risultano più facilmente contaminati. È una patologia importante per gli animali allevati intensivamente, in quanto la lavorazione, il trasporto, lo stoccaggio dei mangimi che questo tipo di allevamento richiede facilitano la diffusione e lo sviluppo delle muffe. Le forme acute, piuttosto rare, possono portare a morte gli animali i quali spesso presentano depressione e manifestazioni emorragiche; le forme croniche, più frequenti e sovente non diagnosticate, possono provocare gravi danni economici all'allevamento a causa dei cali nelle produzioni e dell'aumentata sensibilità alle malattie infettive. L'asportazione del micelio fungino non elimina le tossine, resistenti peraltro a trattamenti termici e chimici.

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